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Antonio Ferrara intervista Francesco Basso


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Gordiano Lupi & Francesco Basso

Oggi per “Uno sguardo oltre la siepe” ho il piacere di intervistare lo scrittore e giornalista Francesco Basso da poco in libreria con Lucio Fulci: Le origini dell’horror per il Foglio Letterario. Conosciamolo insieme.

1) Chi è Francesco Basso per Francesco Basso?

E’ una domanda curiosa e molto difficile da rispondere. Sulla carta ho 28 anni e sono di Arma di Taggia. Mi sono laureato alla Specialistica Dams di Imperia. Sono giornalista pubblicista e collaboro con il mensile di Sanremo L’Eco della Riviera. Francesco Basso per Francesco Basso è uno scrittore che vorrebbe dire qualcosa anche sotto il profilo letterario, cioè vorrei creare un genere che sia la giusta prosecuzione della letteratura di Hesse, Ballard e Orwell. Non per quanto riguarda la fantascienza, ma il loro sguardo contemporaneo nel denunciare i problemi esistenziali dell’uomo. Mi sento vicino molto a questo tipo di letteratura.

2) Come ti è venuta in mente la follia di scrivere?

Più che un’idea è una sensazione. Scrivo perché mi piace essere letto e perché mi piace esprimermi in questo modo. Non sempre accade, cioè non sempre trovo l’esigenza di scrivere o la voglia o l’ispirazione. A volte mi costa fatica, sofferenza e a volte quando soffro scrivo. E’ una cosa molto soggettiva. Ci credo molto in quello che scrivo ed è vero, bisogna essere folli per farlo. Nello specifico ho scritto un libro su Fulci perché ho trovato proprio la necessità di parlare di questo regista, non potevo farne a meno. E’ un regista che amo, che è davvero un grande e ha fatto dei film che hanno segnato e mi piacciono davvero tanto.

3) Versione cartacea o Ebook?

La carta ha il suo fascino e un libro per essere tale dev’essere cartaceo. Un libro dev’essere sfogliato, posseduto, analizzato. Un ebook è un filtro, è un’immagine, è un video immobile, è uno schermo, però non è da disdegnare. E’ un tramite che ti permette di arrivare a molti sotto il profilo della diffusione, della pubblicità. Anzi, mi piacerebbe pubblicare qualcosa in ebook, penso che certi scritti si prestino di più rispetto ad altri. Non è un evoluzione della scrittura ma è una evoluzione della lettura. Devono coesistere entrambe le versioni, ovvio, la carta non dev’essere per nulla soffocata perché un libro è un pezzo di storia, di vita che va salvaguardato. A parte un libro di ingegneria che ho dovuto studiare e che mi piacerebbe stracciare una pagina al giorno per iniziare bene la giornata.

4) Lucio Fulci: Le origini dell’horror?

Lucio Fulci è un regista che mi appassiona davvero tanto. La molla è stato un film di Fulci che mi ha shoccato ed è I quattro dell’apocalisse. Perché in realtà non è un wester e non è neanche un western crepuscolare… il film è un horror punto e basta, e la molla che mi ha fatto crescere il desiderio di scrivere un libro sta nel fatto di spiegare il perché. Perché secondo me Fulci era horror ancora prima di girare film horror, ancor prima di essere denominato internazionalmente padrino del gore. Fulci non diventa horror con Zombi 2 del 1980 ma con Tempo di Massacro del ’66. Nel libro parlo di ‘Cronologia della violenza’ , termine da me coniato per indicare il filo rosso che lega un film ad un altro. Fulci da sempre è analizzato dai critici a compartimenti stagni, cioè ha fatto western e allora giudichiamo i suoi western, ha fatto thriller e allora giudichiamo tutti i suoi thriller: invece No. Bisogna analizzare i film di Fulci non per i generi che ha affrontato ma per la dose poetica di orrore che c’è dentro. La violenza è l’unico modo per capire la poeticità di Fulci nella sua totalità, questo è il mio pensiero

  1. Il Foglio Letterario

Il libro prima di diventare libro era ed è la mia tesi di laurea. A Scienze dello Spettacolo Dams di Imperia mi sono laureato con una tesi dal titolo Lucio Fulci – le origini dell’horror.

Mentre scrivevo i primi capitoli mi era cresciuto in me il desiderio di, una volta finita, pubblicarla. Per fare la tesi avevo acquistato alcuni libri on line tra cui Lucio Fulci – Filmare la morte di Gordiano Lupi e As Chianese. Un giorno con la mia ragazza Pamela ero alla Fiera del libro di Imperia, volevo controllare se trovavo qualcosa di interessante per la tesi. Mi imbattei in una bancarella piena di libri di cinema. Ne comprai un paio e la mia ragazza mi disse che forse quello che era nello stand era Gordiano Lupi. Io le dissi che era una fesseria, che non poteva essere lo stand del Foglio Letterario, sarebbe stato troppo bello. La mia ragazza mi ripeteva che almeno dovevo chiedere, per togliermi il dubbio. A me sembrava davvero strano. Invece dovrei farle un monumento: aveva ragione. L’uomo dietro allo stand era Gordiano e molto emozionato gli confidai il desiderio di pubblicare la mia tesi su Lucio Fulci. L’idea gli piacque subito. L’introduzione del libro è di Gordiano e mi fa molto piacere e sono molto contento di questo, è davvero un onore.

Credo che il Foglio Letterario sia proprio una forza! Racchiude delle belle collane, è variegato ed affronta molti temi. Quindi W Il Foglio Letterario!!!

6) I tuoi scrittori preferiti

Hermann Hesse, Ballard, Remarque, Orwell, Bradbury, Rodrigo Rey Rosa, Bukowski

7) Il tuo consiglio a un giovane scrittore in cerca di pubblicazione

Di non arrendersi e di perseverare. Andare per la propria strada e darci dentro, crederci e non abbattersi mai. E di non perdere tempo, se si ha già pronto qualcosa, mandarlo subito all’editore, io ho alcuni romanzi in cantiere non ancora pubblicati proprio per la mia pigrizia ed è un peccato. Se sei uno scrittore non puoi farci niente, devi essere attivo, devi metterci tutto te stesso, è inevitabile. Scrivere è un virus, c’è l’hai dentro e non puoi farci niente, non puoi combatterlo ma assecondarlo.

8) C’è sempre più la tendenza di scrivere romanzi su commissione. Cosa ne pensi? Esiste ancora il “vero” scrittore, ovvero colui che scriveva quello che sentiva?

Bé, il fatto che un’opera sia su commissione non è un aspetto del tutto negativo. Ci metti sempre del tuo, la qualità dell’opera dipende dallo scrittore, dipende cioè dal suo approccio. Un’opera per essere vera e pura deve scaturire dall’anima dell’autore, dalla sua sensibilità, dalla sua verità.

Non disdegno il fatto di unire l’utile al dilettevole, anzi il mio sogno è proprio vivere di questo, vivere grazie alla scrittura, cercando di essere sempre se stessi.

Certo, se per commissione intendiamo scrivere solo per vendere, crearsi una formula che faccia fruttare tanti soldi e se ne infischi dell’arte, dello spirito, della creatività allora dico no. Questo non è scrivere, è industria, è essere delle macchine. Invece al lettore si deve dare qualcosa, è un dono, un rapporto mistico tra autore e lettore e non può essere sprecato in mero intrattenimento.

Il libro ti deve lasciare qualcosa.

  1. Il libro che hai sul comodino

Deus Irae di Philip Dick e Roger Zelazny, non è male ma ci sono un po’ troppi personaggi… sotto c’è (che ho appena finito di leggere) Franny e Zooey di Salinger, molto bello.

  1. Il libro che ti ha segnato

Demian di Hermann Hesse. Mi ha segnato dalla testa ai piedi, nel profondo dell’anima. Un libro magistrale, stupendo. E’ un capolavoro. Demian mi aiuta a dare ai miei scritti un sapore mistico, Al secondo posto c’è 1984 di Orwell, mi ha aiutato a sentire meglio la società

11) Quando, dove e come scrivi?

Scrivo nella mia cameretta ultra disordinata, ascoltando Fabio Frizzi, musica new wave, metal, Stelvio Cipriani, Bruno Nicolai e Riz Ortolani. Quando sono in giro mi porto un taccuino per annotarmi tutto, se me lo dimentico a casa uso il cellulare. Ho inoltre dei quaderni dove mi faccio degli schemi prima di intraprendere una storia nuova e mi annoto sempre tutto in block notes, tipo pensieri, stati d’animo, associazioni di idee.

12) Qualche anticipazione sul tuo prossimo libro?

Mi piacerebbe molto pubblicare il Lepidrurno che è un romanzo breve surreale e orrorifico che cerca di analizzare i giovani di oggi. Come lavoro in corso sto cercando di scrivere un altro libro sul cinema di genere. Vorrei parlare del Rape e Revenge e la sua evoluzione sino ai giorni d’oggi.

13) Cosa vuol fare da grande Francesco Basso?

Il mio sogno è diventare scrittore a tutti gli effetti, cioè oltre a vivere di questo vorrei lasciare un’orma indelebile nella letteratura. Questa è la mia ambizione e presunzione, un sogno…

sento che la mia strada è questa…

Grazie per essere stato mio ospite.

Ti ringrazio tantissimo per l’intervista, è stato un piacere e un onore risponderti

Grazie mille

Un caro saluto

Francesco

FulciFrancesco Basso: Sono giornalista pubblicista, collaboro con il mensile di Sanremo L’Eco della Riviera. Mi sono laureato al Dams di IMperia Scienze dello Spettacolo Dams ho pubblicato per Skan Magazine i racconti Failed Exorcism e Amor e Psiche. Il boia per Parole per Strada Rovereto e per il magazine di musica Where is the Club ho pubblicato Blood Orchid, Cannibal Sound e Murder Love. Nel 2013 pubblico con il Foglio Letterario Lucio Fulci – le origini dell’horror


Perché scrivere horror? Perché leggerlo?


Strictly Jason Friday the 13thCercherò di sfatare quelli che secondo me sono alcuni luoghi comuni. Chi scrive horror non è uno psicopatico, un prete e neanche un membro di una setta satanica. Chi si cimenta in questo genere non lo fa perché in quel dato momento va di moda o per scrivere qualcosa di diverso. Chi scrive horror lo fa esclusivamente (odio gli avverbi, specie quelli che terminano in -mente) per un’unica ragione: la passione. Chi sente il bisogno di imbrattare la pagina di un taccuino, lo schermo elettronico di un computer di storie al limite del verosimile, lo fa perché sin da piccolo si è interessato a capire cose lette, viste e sentite, senza mai avere la certezza di quello che aveva intuito. Chi si occupa di narrativa del genere cerca nel suo piccolo di enfatizzare ed esteriorizzare paure, angosce e sentimenti nel tempo in cui vive, generando mondi paralleli irreali, ma allo stesso tempo così maledettamente reali. Lo scrittore pone i propri personaggi al centro della storia e cerca di farli uscire indenni. Certo non sempre ci riesce, ma il vero messaggio spesso è celato tra le righe. Una storia appassionante porta a una lettura veloce e piacevole da parte del lettore, ma questo non basta. Un romanzo horror ha sempre messaggi nascosti e spetta alla sensibilità di chi legge, in base al feeling che quest’ultimo ha con lo scrittore o con quel determinato romanzo, il compito di decifrare certi segnali.

A differenza di come molti “benpensanti” pensano, chi scrive horror o comunque il fantastico in generale, non lo fa per sfuggire alla realtà o per isolarsi da essa, bensì per osservare e comprendere la realtà che lo circonda, gettando lo sguardo nell’abisso di un pozzo di campagna. Un posto dove nessuno andrebbe mai a guardare. Nessuno tranne uno scrittore horror.

Questo non vuol dire che lo scrittore (qualsiasi cosa esso scriva) non sia al di fuori della realtà, ma è una conseguenza, dal momento che lui osserva e coglie particolari che gli altri non colgono e ci ricama attorno una storia che è la conseguenza della contrapposizione e unione dei due mondi (quello reale di tutti i giorni e quello dentro di se). Io lo chiamo il mondo nel mondo (il mio prossimo romanzo tratterà di questo argomento).

Perché leggere horror? Perché non leggerlo? potrei rispondere se fossi in un talk show televisivo, ma non mi sembra il caso di liquidare l’argomento con tre parole e un punto interrogativo (20 caratteri spazi inclusi).

Tra le persone che leggono horror ci sono in primis le schiere di appassionati (me compreso, lo scrittore è prima lettore). Gli appassionati divorano libri horror, ma sono anche i più difficili da saziare. Sono molto esigenti e se sentono puzza di roba andata a male, abbandonano immediatamente (secondo avverbio in -mente) per dedicarsi ad altro. Il giudizio di un lettore forte di questo genere di narrativa vale più di mille consigli dati da altri, ma non occorre commettere l’errore di voler far felice gli appassionati, altrimenti sai che macelli. Lo scrittore deve scrivere la sua storia, quella che ha dentro e se poi piace o meno lo giudicheranno gli altri. Il vero problema, ma anche quello che appaga, è che il lettore forte sa benissimo di cosa stiamo parlando e se a metà di un libro di fantasmi facciamo apparire Garibaldi con la carica dei mille che va in soccorso all’eroe di turno per liberarlo dal male, state certi che il lettore forte si farà sentire e anche ad alta voce. Quando io leggo un libro di genere, è come se mi trovassi a casa mia. Le storie, i luoghi, i personaggi, hanno sempre qualcosa di familiare per me e se nel cammin di nostra vita mi arrivasse Garibaldi mi incavolerei pure io, per non dire un’altra cosa.

Anche se sembrerà strano ai lettori non abituati a questo genere letterario, anche l’horror (per essere credibile) deve rispettare certi canoni. Una storia di vampiri non può non prevedere la notte. Quasi tutti sanno che il metodo per uccidere un licantropo è una pallottola di argento al cuore. Non si può non tenerne conto, Ci sono “regole” dettate sin dalla notte dei tempi. Certo ci sono le sperimentazioni, le contaminazioni tra i generi, chi sovverte tali regole a piacimento, ma il tutto deve essere comunque plausibile per evitare di essere presi a pummarulate (pomodori gettati dalla folla a colui che è al centro del palco. In questo caso specifico: lo scrittore). Non posso scrivere che Vlad il vampiro prendeva il sole sulla spiaggia di Terracina sorseggiando thè freddo alla pesca o che il licantropo stramazzò al suolo dopo essere stato preso a schiaffi. Certo per una parodia comica-demenziale andrebbero benissimo, ma non in un romanzo horror (serio o quasi).

Finita la lunga parentesi (scusate) sul “lettore fedele” possiamo parlare del lettore occasionale, colui che divora qualsiasi genere di testo e, che si tratti di horror, romance, o giallo poco gli importa. Lui legge tutto perché è aperto a qualsiasi tipo di storia, ma anche qui attenzione. A Napoli si dice “cà nisciun è fess” (qui nessuno è fesso).

Ma siamo andati fuori tema? Credo proprio di sì, ma tralasciamo per un attimo le categorie di lettori e le varie differenze.

Secondo me devono leggere horror e possono apprezzarlo coloro cha amano un’atmosfera abilmente (terzo avverbio in -mente) consona all’immagine mentale di un’irrealtà al di là dello spazio e del tempo, in cui tutto può accadere perché in pieno accordo con certi tipi di immaginazione e illusioni normali per il cervello umano sensibile. Un tempo in cui si sogna e si ascolta, dal quale tuttavia, giunge l’eco dei più reali suoni della vita.

Antonio Ferrara

P.S. Per coloro interessati al fenomeno della scrittura. Provate a leggere il testo in corrispondenza degli avverbi scritti in rosso. Toglieteli, leggete come se non ci fossero. Non è meglio?


Antonio Ferrara intervista Marcello Gagliani Caputo


Marcello Gagliani Caputo ScrittoreOggi ho il piacere di avere come mio ospite lo scrittore (e non solo) Marcello Gagliani Caputo per un’intensa e sincera intervista. Conosciamolo insieme.

 

1 Chi è Marcello Gagliani Caputo per Marcello Gagliani Caputo?

Non è mai facile dare un giudizio di se stessi, si rischia spesso di passare per arroganti o per falsi modesti. Per quanto mi riguarda, mi reputo un sognatore, un uomo di quasi trentotto anni che non ha mai abbandonato il bambino che era e forse per questo motivo si è avvicinato al mondo della scrittura: se non si è dei sognatori e dei bambini è difficile riuscirci. Ma sono anche un padre di famiglia, un uomo che sa bene quali sono le proprie responsabilità e che si arrabatta tutti i giorni per conciliare realtà e sogno.


2 Come ti è venuta in mente la follia di scrivere?
Molti direbbero che “o ce l’hai dentro o non ce l’hai”, la solita barzelletta dello “scrittore si nasce”, io invece penso che sia un desiderio che viene col tempo, leggendo tanto e cercando di immaginarsi nei panni di uno scrittore. La scintilla me l’hanno fatta scattare altri scrittori, i primi che ho letto da bambino. Sognavo di essere come loro, volevo provare le stesse emozioni che provavo leggendo loro, scrivendo direttamente io. Senza dimenticare il bisogno di comunicare, essenziale quando si ha voglia di scrivere.


3 Bud Spencer e Terence Hill?

Il mio primo saggio cinematografico e quello che ancora oggi mi regala le maggiori soddisfazioni. Sono passati sei anni dalla prima e quattro anni dalla seconda edizione di …Altrimenti ci arrabbiamo! Il Cinema di Bud Spencer e Terence Hill, Un Mondo a Parte Edizioni, ma ancora vengo contattato da radio, giornali e siti internet per parlare di loro. Credo di essermi ormai meritato l’appellativo di “maggiore esperto italiano di Bud Spencer e Terence Hill”, due attori che coi loro film hanno accompagnato la mia fanciullezza e che ancora oggi rivedo con piacere, ridendo come fosse la prima volta.

 

 

4 Edizione cartacea o eBook?
Un dilemma non facile da risolvere, ma che ultimamente mi ha fatto propendere sempre di più per la seconda opzione che, a mio avviso, rende più libero un autore. Le autoproduzioni sono un fenomeno con cui prima o poi i Baroni dell’editoria italiana dovranno fare i conti, lì fuori c’è un esercito di aspiranti scrittori, alcuni davvero bravi e meritevoli, che però, a causa del mal funzionamento del mercato editoriale italiano non trovano sbocchi. Purtroppo in Italia tutto è specchio della politica e l’editoria non fa eccezioni, e l’unico modo per provare a cambiare le cose è far partire la rivoluzione dal basso, da noi autori, da tutti quei talenti nascosti e trascurati di cui è pieno il nostro Paese. Se utilizzato nella maniera giusta, l’ebook può rappresentare una svolta, la nascita di una nuova era, ma come si dice “fatta la legge, trovato l’inganno” e quindi ecco che già bisogna fare i conti anche coi primi problemi di monopolio, concorrenza sleale, cartelli ecc.


5 Il libro che consiglieresti di leggere?
Ne consiglio due, quelli che più di ogni altro sono stati importanti per me: It di Stephen King e La casa degli spiriti di Isabelle Allende, due romanzi molto diversi tra di loro, ma che possono insegnare parecchio, e non solo a chi ama scrivere.


6 L’ultimo libro che hai letto?
La lunga notte di Linda Castillo, TimeCrime, un ottimo thriller ambientato in una comunità amish. Il thriller ormai va per la maggiore, ogni casa editrice ha una propria collana dedicata, ma proprio per questo motivo a volte ci si trova di fronte a prodotti imbarazzanti. Per fortuna non è stato questo il caso.

 

7 Se dico Stephen King, cosa rispondi?

Stephen King ha avuto un ruolo decisivo nella mia vita di lettore e di autore. Da bambino e ragazzo era il mio scrittore preferito, ho letto praticamente tutto e ho provato a fare di lui il mio modello, ma poi col tempo ha perso smalto (d’altronde invecchia anche lui!). Nonostante tutto è ancora un punto di riferimento per quelli che come me, amano l’horror, un genere che in Italia, purtroppo, soffre parecchio perché di alcuni argomenti non è conveniente parlare e per una mentalità esterofila che ci portiamo dietro dalla Seconda Guerra Mondiale.


8 Un giovane autore che speranze ha di pubblicare con un grande editore?

La speranza è l’ultima a morire, ma i casi di un giovane autore che ha pubblicato con una grande casa editrice si contano sulle dita di una mano, almeno qui in Italia. Ultimamente i tg e i giornali parlano parecchio di disoccupazione giovanile, ecco, nell’editoria italiana funziona pressappoco nella stessa maniera: i medesimi problemi che i giovani trovano nel mondo del lavoro, li trovano nel mondo dell’editoria. L’Italia non è un Paese per giovani, forse nemmeno per vecchi, quanto per caste, e non importa se sei giovane o vecchio, basta che ne fai parte.


9 Come scrivi? Quando scrivi? Dove scrivi?
Ho un lavoro che mi tiene fuori casa circa dieci ore al giorno, ho una moglie e un figlio di tre anni e mezzo. Scrivere sta diventando sempre più difficile, spesso mi capita di farlo mentre di fronte a me c’è in onda un cartone animato o il rumore della macchina per fare il pane o la pizza. Insomma, cerco di trovare ogni attimo disponibile, rinunciando ad altro: se voglio conciliare la mia passione (scrivere) con ciò in cui ho sempre creduto (famiglia) devo fare scelte e rinunce. Se molti il sabato sera escono, io magari rimango a casa a scrivere, se altri vanno in palestra una o due ore al giorno, io ho messo su una discreta pancia, se alcuni dormono otto-nove ore a notte io ne dormo cinque o sei… ma per fortuna ho una moglie molto comprensiva e un bimbo splendido!

10 Come nasce la tua passione per le storie?

Credo che nasca essenzialmente dal bisogno di immaginarsi una realtà diversa da quella che si vive, di fare salti temporali in altri mondi, di creare qualcosa che non esiste. Leggere un libro, come scriverlo, è un’esperienza al limite del razionale, le storie rappresentano una possibilità di esplorare altre realtà, seppur fantasiose. Per molti viaggiare significa prendere un aereo e andare una volta a Londra, una volta a Parigi ecc., per me è mettermi comodo, aprire un libro e cominciare a leggere oppure aprire una pagina di Word, tremare di fronte al foglio bianco e poi, finalmente, iniziare a battere sui tasti fino a farli saltare via.


11 Qualche anticipazione su un tuo progetto futuro?
Dopo l’esperienza del mio primo romanzo, Il sentiero di rose pubblicato coi tipi di Ciesse, ho deciso di dedicarmi soltanto alla saggistica cinematografica per vari motivi, tra cui quello di aver conosciuto a fondo il mercato editoriale italiano ed essermi reso conto che se non hai l’appoggio delle persone giuste e se non fai parte di un gruppo disposto a supportarti, è dura andare avanti. Naturalmente anche nella saggistica funziona bene o male così, ma almeno scrivendo di cinema posso dare libero sfogo alle mie passioni e dare seguito ai miei studi. Al momento sto lavorando su un saggio dedicato al cinema horror francese, dalle origini ai giorni nostri, con particolare attenzione agli ultimi vent’anni che hanno visto nascere e prosperare una nuova generazione di autori e registi di indiscusso interesse. E poi sono impegnato a coltivare il vecchio progetto di un dizionario sul cinema degli zombie. Il primo libro dovrebbe peraltro essere la mia ultima pubblicazione cartacea, poi credo di voler provare con le autoproduzioni per i motivi sopra citati, sganciarmi e andare un po’ a briglia sciolte.


12 Un tuo consiglio a un bravo autore che vorrebbe fare il mestiere di scrittore.

Scrivere, leggere, scrivere, leggere… e ancora scrivere e leggere. Gli consiglio anche di lasciar perdere quegli esaltati che dicono che scrivere è una missione o che scrittori si nasce: scrivere è un lavoro come gli altri, con la sola ma importante differenza che viverci è molto difficile. Non c’è altra via se non il sacrificio e il lavoro costante, proprio come in qualsiasi altra professione, ma costoro devono anche essere coscienti che in Italia il mestiere di scrittore è un’ardua impresa; come diceva una vecchia canzone: “uno su mille ce la fa”. L’importante è non mollare, rialzarsi quando si cade e risalire di nuovo a cavallo. Fare lo scrittore in Italia è un miraggio, ma le oasi esistono, per cui bisogna almeno provarci, poi il tempo darà il proprio responso.

13 Cosa vuol fare da grande Marcello Gagliani Caputo?

Continuare a sognare e continuare a scrivere: se un giorno smetterò di fare queste due cose, allora ci sarà un problema da risolvere. Ho il dovere di credere in quello che faccio e ho il dovere di continuare a coltivare il sogno di un bambino da cui non mi sono mai separato.


Grazie per essere stato mio ospite

Grazie a te e in bocca al lupo per il tuo lavoro.

 

Marcello Gagliani Caputo Official Blog

 

Biografia

Sono nato a Palermo il 30 Ottobre 1974 e ho cominciato a scrivere già alle elementari. Storie di fantasmi, castelli, passaggi segreti e maledizioni che lentamente mi hanno fatto apprezzare la narrativa horror, in particolare Clive Barker, Peter Straub, Ramsey Campbell e Stephen King di cui ho praticamente letto tutto.

Dopo essermi trasferito a Roma (nel 1991), dove ancora oggi risiedo, nel 1993 ho messo a frutto la passione per il Re vincendo il mini-concorso “Racconta la tua Paura” indetto da “Il Giornale di Stephen King” (in premio ho ricevuto una copia di Incubi & Deliri). Dopo un non poco complicato diploma di Liceo Scientifico, mi sono trasferito a Roma dove ho preso la laurea in Lettere Moderne, indirizzo Storia del Cinema, dopo una breve apparizione nella facoltà di Scienze Politiche.

Il 2000, oltre a essere l’anno della laurea (con la tesi Oltre Maigret: Georges Simenon tra Letteratura e Cinema), rappresenta anche quello del debutto nel campo letterario con la raccolta di racconti Finestra Segreta Vita Segreta pubblicato con la casa editrice Ripostes. Un’esperienza purtroppo da cancellare, che però non mi ha tolto la voglia di scrivere e così, un anno più tardi, ho curato con l’amico Stefano Martello la raccolta di racconti Professione Esordiente per la casa editrice Prospettiva, un modo per dare visibilità a giovani autori. Dopo aver svolto i più svariati lavori, nel 2002 ho preso il tesserino di Giornalista Pubblicista e ho fondato il sito di cinema e letteratura L’isola del tesoro (ora chiuso).

Nel 2004 sono stato assunto come scheduler dalla Fox Channels Italy dove ancora oggi lavoro, ma nel frattempo continuo a coltivare la passione per il cinema. Nel 2006, sfruttando i miei studi, ho esordito nella saggistica cinematografica con il libro …Altrimenti ci arrabbiamo! Il cinema di Bud Spencer e Terence Hill per la casa editrice Un Mondo a Parte. Accolto con favore dagli appassionati del duo, il libro ha avuto una seconda edizione pubblicata nel 2008. In questo stesso anno ho pubblicato con Andrea Salacone e Sergio Gualandi il saggio Bad Boys – La Figura del Cattivo nell’Immaginario Cinematografico per la Morpheo Edizioni e partecipato al libro Christopher Lee – Il Principe delle Tenebre (Profondo Rosso Edizioni). Nel 2010 sono tra gli autori che partecipano all’antologia 365 storie cattive (ilmiolibro.it) curata da Paolo Franchini, a sostegno di A.I.S.E.A Onlus, con il racconto L’ultimo saluto.

A Gennaio 2011 la Ciesse Edizioni ha pubblicato Il Sentiero di Rose, mio primo romanzo giallo, e poi ho ripreso la mia attività di saggista cinematografico partecipando a Il Cinema di Michael Winner (Edizioni Il Foglio) e curando, con Roberto Donati, la prima monografia italiana dedicata al regista David Fincher: The Fincher Network – Fenomenologia di David Fincher (Bietti Edizioni), un compendio di saggi per approfondire la vita e le opere del regista di The Social Network. Nel frattempo, mi diletto a scrivere di cinema, libri e tv sul portale www.horror.it e sul blog “Corpi Freddi”,  http://corpifreddi.blogspot.com/.


Una notte “da incubi” a Villa Diodati


Continua il nostro viaggio intorno a una misteriosa villa sul lago di Ginevra inziato qualche giorno fa (Leggi l’articolo)

Stiamo parlando di Notte a Villa Diodati edito da Nova Delphi.

Questo libro racchiude gli archetipi del genere horror moderno. La parola archetipo deriva dal greco antico ὰρχέτῦπος col significato di immagine: tipos (“modello”, “marchio”, “esemplare”) e anche (“originale”); è utilizzata per la prima volta da Filone di Alessandria ed è proprio Alessandrino di Alessandria, non d’Egitto, ma quella italiana il genio che apre il volume con un saggio di ottantaquattro pagine che è la storia nelle storie contenute nel libro.

Per intenderci, il solo saggio vale l’acquisto del volume.

In una massa d’emozioni Arona riesce a far si che tra il saggio introduttivo e i tre capolavori non ci sia distanza. Mentre leggiamo Il Vampiro di Polidori e La Sepoltura di Byron, non riusciamo a discernere la storia dal saggio. Vediamo il bisbetico Byron pungolare l’esterrefatto Polidori e viceversa per non parlare di quando si legge Frankenstein, vediamo Mary Shelley affacciata alle finestre di Villa Diodati o curva su un piccolo scrittoio intenta a gettare le base di quello che sarà la sua creatura. Quindi io non parlerei di tre capolavori e il saggio introduttivo, bensì di quattro capolavori inclusi in questo libro: Notte a Villa Diodati di Danilo Arona, Frankenstein di Mary Shelley, Il Vampiro di John Polidori e La Sepoltura di Lord Byron. Mi rendo conto che neanche così rende molto, ovvero non è quello che voglio far capire. Per spiegarmi meglio, farò una premessa. In questo libro va letto prima il saggio introduttivo di Danilo Arona e poi le storie nell’ordine in cui sono state inserite dall’editore nel libro. Questo per due semplici motivi. Il primo perché Arona non svela nessun retroscena contenuto negli scritti presentati e questo è un bene, secondo, ma di non minore importanza, solo facendo in questo modo non avremo più l’impressione di leggere quattro storie diverse, ma di vivere veramente una Notte da incubi a Villa Diodati.

Notte a Villa Diodati Nova Delphi Libri


La Notte di Villa Diodati


villa diodati danilo arona

La notte di Villa Diodati

Io ho un grande difetto, bé veramente ne ho tanti, ma tralasciamo.

Il difetto a cui mi riferisco è quello di dover dire sempre la verità, sia nella vita reale che quando scrivo. Ammetto in seduta stante la mia ignoranza per quanto concerne le tre opere contenute in questo volume, ma facendo qualche ricerca ho scoperto che trattasi di capolavori che chiunque appassionato del genere “Horror” e non, dovrebbe leggere. Se poi ci mettiamo come ciliegina sulla bara… ehmmm… sulla torta, un saggio di Danilo Arona, allora non acquistare questo volume equivale a commettere un delitto. Prossimamente cercheremo di approfondire l’argomento con Danilo Arona in persona  l’inquietante mistero di Villa Diodati, ma per ora tutti in libreria ad acquistare questo libro. Io sto aspettando che mi arrivi perchè l’ho preso online e tu cosa aspetti?

LA NOTTE DI VILLA DIODATI

Mary Shelley
Lord George Byron
John Polidori
con un saggio introduttivo di Danilo Arona

collana: Le Sfingi

pagine: 381

prezzo: euro 12, 00

codice ISBN: 9-788897-376071

La notte del 16 giugno 1816, sulle rive del lago di Ginevra, un gruppo di letterati e intellet tuali si incontra a Villa Diodati. Il tempo è umido e freddo, piove. Ispirati dalla lettura di un vecchio volume di novelle fantastiche dal titolo Phantasmagoria, alcuni di loro, tra cui Lord Byron, Mary Shelley e John Polidori danno vita a una “scommessa” letteraria: ognuno avreb be scritto un racconto fantastico da leggere e confrontare con gli altri nelle notti successive. Nascono così Frankenstein di Mary Shelley, Il Vampiro di John Polidori e La Sepoltura di Lord Byron, opere che gettano le basi per lo sviluppo di mo derni generi letterari quali la fantascienza, l’horror e il romanzo gotico moderno. Quello che accadrà in seguito, nella storia della letteratura e nelle loro vite, ha qualcosa di straordinario. Dopo quei giorni, una misteriosa maledizione sembrerà colpire tutti i parteci panti, che moriranno in tragiche circostanze, nell’arco degli otto anni successivi. Tutti, tranne la giovane Mary Shelley, che all’epoca aveva solo diciannove anni e che nel 1818 pubblicherà la prima edizione di Frankenstein, segnando per sempre il corso della letteratura di genere.
La Notte di Villa Diodati riunisce per la prima volta le tre opere, in una nuova traduzione, con un ampio saggio di apertura a cura di Danilo Arona.

Una veduta di Villa Diotati (foto 2008)

Danilo Arona, scrittore, critico cinematografico e letterario. È autore di saggi sul cinema horror e fantastico come Nuova guida al fantacinema – La maschera, la carne, il contagio (Puntozero, 1997) e Vien di notte l’Uomo Nero – Il cinema di Stephen King (Falsopiano, 1997). Tra le sue pubblicazioni ricordiamo anche Bad Visions (Urania Epix, Mondadori, 2010) e L’Alba degli Zombie – Voci dall’apocalisse. Il cinema di George Romero (Gargoyle Books, 2011). Suoi interventi critici sono reperibili nei volumi La congiura degli Hitchcockiani (Falsopiano, 2004) e Il cinema degli alieni (Falsopiano, 1999).

Link al libro alla pagina dell’editore: NOVA DELPHI LIBRI

Link al sito di Danilo Arona


Antonio Ferrara intervista Carlo Improta


Carlo Improta

Carlo Improta

Oggi ho il piacere d’intervistare l’artista Carlo Improta. Difficilmente nella vita mi è capitato d’incontrare persone così profonde, con una propensione a guardare oltre quella famosa “siepe” che fa da cornice al mio blog. Carlo Improta é una di quelle persone. Non solo si sofferma a uno sguardo, ma riesce a guardare e affrontare i sentieri dell’inconscio che sono ramificati in ognuno di noi.

1 Chi é Carlo Improta per Carlo Improta?

Carlo Improta per Carlo Improta è un dottor jekyll e mister hiede cioè un dottor jekill razionale e scientifico nel limite delle proprie conoscenze e un mister hiede tra normalità e pazzia, genialità e demenza nevrotica. So solo che debbo qualcosa a tutti e due, ma il mister hiede non è bello da vedere.

2 Come ti è venuta in mente la follia di scrivere?

Come tutte le cose d’istinto vengono e basta, ma poi ho studiato a fondo la cosa e ti posso dire che la parola come la musica entra dall’orecchio e arriva ad un sito interiore più profondo dell’oggetto guardato. Ciò che voglio dire che per me ci sono musiche che mi hanno fatto piangere mentre nessun quadro o scultura lo ha ancora fatto. Per me questo fatto vuol dire molto.

3 Pittore, scultore, scrittore. Un artista a 360 gradi, come fai?

Se si amano tre donne contemporaneamente stai tranquillo che trovi il tempo per tutte e tre.

4 Edizione cartacea o eBook?

Tutto deve essere per tutti. Penso che in questo periodo di transizione è giusto che convivano entrambe le possibilità. Poi il tempo e sua maestà il capitale farà il resto.

5 Quanti libri hai scritto? A quale sei più affezionato e perché?

Sei, ho scritto sei libri a oggi. Sono più affezionato all’ultimo libro che poi non è un romanzo ma un piccolo saggio intitolato sull’incompletezza dell’essere. È finalmente la chiusura di un cerchio aperto nel 1997. Quando alla direttrice del PAN di Napoli gli dissi che il mio lavoro iniziava nell’97 e finiva oggi lei disse che solo i pazzi possono perseguire un progetto per quindici anni.

6 Una Vita tra Napoli e Montepulciano?

Sì, Napoli è per il mister hiede, geniale e pazza mentre montepulciano è per dottor jekill razionale e adatta alla riflessione interiore.

7 Il tuo primo libro è stato Tecla, cos’è cambiato da allora?

Nulla, avevo già quarantasei anni, sono solo più consapevole di dover dire le mie idee, ho capito che ce ne bisogno.

8 Quando ti sei accorto che oltre alla pittura avevi qualcosa da dire anche attraverso la scultura e la scrittura?

La scultura è stato come accarezzare la vita, toccare scarnare e lisciare è quasi un piacere sessuale. La scrittura è per capire ed analizzare fino in fondo dove mi trovavo con i piedi, e tracciare la mia strada interiore senza equivoci.

9 Da quello che si sente in giro il mondo dell’editoria è fatto da “caste” chiuse, funziona così anche per la pittura e la scultura? Che ne pensi?

Penso che questo è un tasto che potremmo parlare per ore senza fare una linea dritta ma solo una parabola dove noi saremmo solo al centro senza possibilità di fuga. Evadiamo da ciò, facciamo finta che tutto non ci interessi. Tanto ciò che abbiamo fatto o scritto ormai esisterà sempre anche a scapito degli interessi privati di pochi cultori del capitale culturale.

10 Come scrivi? Quando scrivi?

I primi tre racconti li ho scritti per la maggior parte in macchina con schizzi sui fogli dal quale è stato tratto la verbo-visività il resto a computer.

11 La tua più grande soddisfazione in campo artistico fino ad ora?

Aver scritto L’essenzialista, se lo hai letto puoi capire perché. Tutti quelli che lo hanno letto seriamente non hanno potuto far a meno di complimentarsi con me.

12 Artisti si nasce o si diventa?

Possiamo essere tutti artisti, sempreché stimoliamo il rapporto mente-mano, che è l’argomento del mio ultimo libretto sull’incompletezza dell’essere.

13 Cosa vuol fare da grande Carlo Improta?

L’uomo artigiano, perché è lui il futuro della civiltà del nuovo secolo con il suo rapporto mente-mano. Solo l’uomo artigiano è un uomo che vivrà soddisfatto del suo saper creare e concettualizzare un bene. Questo è l’argomento del libretto sull’incompletezza dell’essere che ti darò e dovrai leggere con attenzione Antonio. Grazie e ciao.

Perfetto, non vedo l’ora di leggerlo. Grazie per essere stato mio ospite.

Sito internet di Carlo Improta

Una Donna. Lettere da un artista

L’essenzialista. Giallo poliziano