Daniele Bonfanti
Oggi ho il piacere di avere come mio ospite Daniele Bonfanti. Pianista e compositore, canoista e alpinista, Daniele Bonfanti è editor, autore di romanzi e racconti tra weird, avventura, horror e fantascienza, curatore di raccolte e saggista; è tra i fondatori dell’Associazione Culturale XII, gruppo letterario da cui nel 2007 è nata Edizioni XII.
1 Chi é Daniele Bonfanti per Daniele Bonfanti?
Mh.
2 Come ti è venuta in mente la follia di scrivere?
Mah, incoscienza giovanile. Quando mi sono reso conto di cosa stavo facendo era troppo tardi e il mostro mi aveva risucchiato nelle sue spire.
Scherzi a parte, mi è sempre piaciuto inventare storie fin da piccolo (prima di scriverle le registravo a voce con un registratore portatile regalatomi da mio padre), così come mi è sempre piaciuto scoprire le storie degli altri, e in generale scoprire cose che prima non sapevo.
Cercare di farne una professione è stato piuttosto naturale.
Non ho il “demone” della scrittura, non ho missioni da crociato o roba simile. Ne potrei benissimo fare a meno.
Mi piace, mi dà soddisfazione, credo di avere alcune cose interessanti da dire; quindi perché no?
3 Riesci a guadagnare con le tue “cose letterarie”?
Sì; poco, ma a me va bene così.
La narrativa da sola è una piccola parte (ma è importante che, per quanto poco, se si tratta di cose consistenti sia sempre pagata); per lo più campo con il mio lavoro di editor, con articoli, consulenze e collaborazioni (tra cui i corsi nelle scuole). Ma anche qui va bene così: a me piace variare, imparare, e fare esperienze diverse, non voglio fare “solo lo scrittore”.
4 Edizione cartacea o eBook?
Ho scritto recentemente un articolo (http://dodici.splinder.com/post/23776479/i-vantaggi-degli-ebook#) sui vantaggi dell’eBook, che a livello pratico lo rendono sicuramente migliore.
Il cartaceo mantiene il primato estetico.
Non le vedo come edizioni in competizione, ma complementari, con funzioni e valori diversi.
5 Cosa ti ha dato più soddisfazioni tra le cose che hai fatto?
Se parliamo sempre di “cose letterarie”, diventare l’editor di Danilo Arona.
6 XII Edizioni?
Richiede tanto tempo e tanto impegno, ma ripaga (in termini morali) molto di più.
Sono davvero contento di quello che abbiamo fatto, che stiamo facendo e che faremo (siamo solo all’inizio); ancora di più di avere guadagnato la fiducia dei lettori, e di avere dato loro buone letture, emozioni, ricordi; soprattutto delle persone straordinarie con cui collaboro e che sono diventate realmente una cordata di amici.
7 Pubblicare con un “grande” editore é impossibile o cosa per un giovane autore oggi?
Se con “grande” intendi “grosso”, ovvero un’azienda con un vasto capitale eccetera: impossibile no, ci sono sempre eccezioni. Però non è una cosa a cui puntare, per un giovane. Spesso mi sono trovato di fronte a aspiranti che dicono: “Io però non voglio pubblicare con una piccola casa editrice”. Senza sapere di cosa parlano.
Innanzitutto è giusto farsi le ossa, fare un passo per volta. Come in tutte le cose.
Poi non è affatto detto che un editore grosso venda più o ti dia più visibilità di uno piccolo, e magari spesso il libro lo cura e lo segue molto meno bene. I grossi editori pubblicano tanti titoli, e quello del giovane autore che ha imbroccato l’occasione magari viene soffocato da titoli ben più pesanti dello stesso editore (non penserete che gli investimenti in tempo e denaro siano gli stessi per tutti i libri?).
Un medio o piccolo editore di qualità pubblica pochi titoli, seguendoli tutti con grande impegno e garantendo cura, anche perché un titolo per un piccolo è un investimento serio, rischioso anche, quindi se lo pubblica significa che ci crede. Per un grosso, che lavora sulla quantità, un titolo nel mucchio può benissimo “andare male” e pazienza.
Poi è normale ambire a una pubblicazione importante e su grande tiratura, ma io consiglierei ai giovani di porselo come obiettivo per quando si ha più esperienza sulle spalle e più muscoli.
Se con “grande” intendi “prestigioso”, no, non è impossibile se si scrivono cose valide: Gargoyle Books ne è valido esempio. Ha pubblicato esordienti e giovani italiani al pari di miti internazionali.
9 Concorsi letterari. Ci si può fidare? Servono?
Assolutamente sì, anche se occorre saper scegliere quelli validi.
Se lo sono, diventano un ottimo modo per confrontarsi con altri autori e conoscere colleghi (specialmente quando esistono aree di discussione dedicate, e non si tratta solo di “inviare e sperare”).
Se si è bravi, ci si può portare a casa qualche soldino, che male non fa.
Se sono ben comunicati sono occasione di visibilità.
Sono molto utili per arricchire il proprio curriculum e quindi rendersi più interessanti agli editori.
Fanno girare il tuo nome, e ovviamente i talent scout delle case editrici hanno gli occhi aperti e puntati anche sui concorsi.
Spesso nelle giurie ci sono addetti ai lavori che ti potrebbero notare.
Per esempio noi in XII utilizziamo i concorsi, in maniera dichiarata e trasparente, per adocchiare autori e collaboratori interessanti.
E diverse persone che si sono distinte nelle nostre varie iniziative hanno poi pubblicato o adesso lavorano con noi (tanto per fare qualche esempio: Alfredo Mogavero si è distinto in USAM, e ha pubblicato con noi da esordiente Six Shots; Luigi Musolino ha vinto il Circo Massimo e gli abbiamo poi proposto di entrare in redazione come editor e traduttore, si è occupato della traduzione de I vermi conquistatori e oggi è nel Consiglio di XII; David Riva, il nostro direttore editoriale, l’abbiamo conosciuto nell’ambito del concorso Archetipi – le radici dell’immaginario, che vinse; il nostro Karma Tournament dà la possibilità al vincitore di sottoporre un’opera in valutazione…).
Naturalmente non tutti i concorsi sono buoni. Ti riprendo qui quello che scrivevo in un articolo su Concorsi-letterari.it (portale di riferimento sui concorsi letterari italiani, che oltre a offrire una selezione dei più validi, approfondisce appunto il tema concorsi):
“Concorsi farlocchi, se non truffaldini, dove si sa già chi vince per ragioni politiche o di marchette varie, o interessi economici o di marketing o di amicizie o di scambi favori sempre all’italiana. (Questo, lo sappiamo, accade anche con molti dei più importanti premi letterari italiani, ma accade anche ai livelli underground, purtroppo). Quando si sa già chi vince, può succedere benissimo che i racconti che non fanno parte di coloro che devono vincere non vengano nemmeno letti e quindi i piazzamenti saranno random.
Sicuramente ci saranno anche casi in cui i concorsi sono truffaldini, e vengono organizzati solo per spillare soldi ai partecipanti: anche in questo caso non c’è interesse alla valutazione, ma solo al soldo. Quindi una volta incassato l’incassabile, l’organizzatore estrae tot racconti a caso dal lotto e li mette in finale, legge solo quelli (forse) e fa vincere il migliore.
Sempre Made in Italy.
[…] è molto importante informarsi sempre sulla serietà di chi organizza il concorso, specialmente se l’iscrizione è a pagamento, e se possibile su chi sono i giurati (molte organizzazioni non rendono noti i nomi dei giurati prima del concorso, ma solo dopo, per ragioni condivisibili – ma si può sempre andare a verificare chi c’era in giuria l’anno precedente). In questo modo possiamo capire se si rischia il caso “giuria male assemblata”.
Andare a verificare (Internet qui è molto utile) su edizioni precedenti del concorso: se tutto è filato liscio o se ci sono stati problemi – naturalmente non bisogna dar credito al partecipante che si lamenta perché non ha vinto, poiché lo sappiamo, tutti credono di aver scritto Il Capolavoro: intendo verificare se ci sono state vere e proprie scorrettezze palesi o quantomeno dubbi seri sulla trasparenza dell’iniziativa. E in questo modo evitiamo di cadere in un “concorso farlocco” o con sospetti di essere truffaldino.
Se l’organizzatore è serio e ha credibilità, allora è molto probabile che sceglierà i giurati con cura tra persone competenti. Se i nomi dei giurati o indicazioni in proposito non sono disponibili, se non si sa bene chi è l’organizzatore del concorso, allora magari è meglio valutare con attenzione se partecipare, o è del tutto legittimo scrivere un’email all’organizzazione e chiedere lumi sulla composizione della giuria. Se l’organizzatore è serio e non ha nulla “da nascondere”, sarà ben felice di rispondere”.
10 Come scrivi? Quando scrivi? Dove Scrivi?
Ho un metodo di lavoro molto preciso a fasi successive, attraverso le quali la storia si amplifica in maniera non lineare, a partire da uno scheletro essenziale ma già completo.
Il tutto è molto complesso, cerco di sintetizzare.
Prima di tutto sta una fase di lunghe chiacchierate e discussioni (che possono avvenire ovunque: davanti a una pizza, in montagna, nella Jacuzzi… comunque di certo non davanti a uno schermo) con amici o con mia moglie (naturalmente quella nella Jacuzzi è lei, non gli amici), in cui la storia lievita, cambia, prende forma, affronta le sue criticità.
Gli spunti sono sempre esperienze reali ma stra-ordinarie (luoghi, persone, eventi), mescolati a studi che in genere forniscono le fondamenta, tutto shakerato con letture e idee.
Poi si passa a schemi tentacolari, spesso complicatissimi, su carta, integrati a una prima fase di documentazione che spesso può essere la fetta più grossa del lavoro. La documentazione può avvenire su libri, su web, tramite discussioni con esperti, sul posto, per sperimentazione… dipende.
Quindi passo a soggetto, una seconda fase di documentazione, schede dei personaggi e degli ambienti.
Quindi il progetto strutturale e le norme di istanza narrativa che intendo adottare.
Poi un trattamento sintetico, quindi un trattamento più dettagliato (quasi una sceneggiatura).
Quando arrivo alla prima stesura, ormai ci siamo. Ho già tutto perfettamente in testa a livello di architettura e posso lasciare correre la mente sul lato puramente stilistico e sui dettagli.
Dove e quando scrivo: se si intende la fase finale di stesura, scrivo di sera a un portatile Toshiba, ascoltando musica lirica in cuffia, se il tempo tiene sul terrazzo.
11 Il libro che avresti voluto scrivere?
Be’, quelli che più ho amato preferisco li abbiano scritti altri. Perché se per esempio avessi scritto io Eaters of the Dead, sarebbe venuto molto peggio di quanto ha fatto Crichton…
12 Il tuo consiglio a un bravo autore che vorrebbe fare il mestiere di scrittore?
Pazienza e metodo. E non scoraggiarti. Continua sempre a divertirti.
13 Cosa vuol fare da grande Daniele Bonfanti?
Mh.
Grazie per essere stato mio ospite.
Grazie a te, Antonio, è stato un piacere.
Pianista e compositore, canoista e alpinista, Daniele Bonfanti è editor, autore di romanzi e racconti tra weird, avventura, horror e fantascienza, curatore di raccolte e saggista; è tra i fondatori dell’Associazione Culturale XII, gruppo letterario da cui nel 2007 è nata Edizioni XII.
Studioso di semiotica interpretativa, lavora attualmente in Edizioni XII come editor-in-chief e direttore della collana Camera Oscura; e come freelance in veste di editor, consulente e copywriter.
È caporedattore del portale, punto di riferimento italiano per la letteratura di genere, LaTelaNera.com, dove è anche responsabile della rubrica Natural Born Killers (sugli animali più pericolosi del pianeta) e scrive recensioni letterarie.
Scrive su vari altri portali e riviste, tra cui Cinemahorror.it e Concorsi-letterari.it; per la rivista elettronica Tracce d’eternità cura una rubrica insieme a Simone Lega, dal titolo “Intorno XII”, e ha pubblicato un saggio monografico; per Chimera cura la sezione dedicata alla narrativa. Suoi racconti e articoli sono apparsi su altre riviste o portali. Sempre di argomenti “misteriosi” scrive in una rubrica dal titolo Punto interrogativo, sul blog di Edizioni XII. Tra il 2008 e il 2011 ha scritto sulla rivista Hera – storica testata da edicola su miti, civiltà scomparse, misteri – sulla quale ha curato le rubriche fisse “Sala degli Archivi” e “Libri e Misteri”. Per la stessa rivista ha anche pubblicato tre speciali.
Ha collaborato anche alla realizzazione di diversi booktrailer e altri progetti multimediali; ha ideato il premio letterario “Circo Massimo“, che gestisce insieme a Gabriele Lattanzio. Gestisce dal 2009 il laboratorio letterario “Macelleria n.6“.
Dal 2006 tiene seminari di scrittura narrativa per ragazzi, esperienza ripetuta a oggi presso quattro scuole medie delle province di Lecco e Como con undici diverse classi, che ha portato alla realizzazione di libretti con i racconti scritti dagli studenti.
Ha tenuto diverse presentazioni e conferenze in varie città italiane sui propri libri o su quelli di altri autori, così come sui temi e i metodi della narrativa fantastica (si veda la pagina “Appuntamenti” per maggiori dettagli).
Vive in una vecchia e strana casa, isolata nel bosco prealpino, a metà strada tra Lecco e Bergamo, insieme alla moglie e alle due figlie. La casa è infestata da gatti e fantasmi, due categorie di persone con cui Daniele va molto d’accordo.
Sito personale: www.danielebonfanti.com