Tales of Evil Universe


Tales of Evil logo kickstarter

Eccoci Amici, è da tempo che mi dedico al Game Designer, ovvero all’invenzione di giochi di società, ma questo voi che mi seguite già lo sapete. Scrivo questo articolo per parlare di una situazione che mi sta molto a cuore e a cui ho dedicato tre anni e più della mia vita. Sto parlando di Tales of Evil. Rispetto ai giochi da tavolo che ho creato in precedenza, questo è ispirato a una storia vera. Sì, niente strategie o frottole di mercato, ma la pura verità.

pizza e investigation logo effetti white

Nella villa dei miei nonni materni circa quattro anni fa ho ritrovato i diari di un gruppo di ragazzi. I diari sembrerebbero stati scritti da Peter Spencer (sembra che sia stato ragazzino negli anni ’80). Ad oggi nessuno sa se sia ancora vivo o dove sia, come non ho notizie dei suoi amici (sto indagando). In questi diari e nell’altro materiale che ho recuperato, ho ritrovato la descrizione approfondita di un universo che lui stesso chiama “Tales of Evil“. Dopo tanti anni di ricerca e interpretazione, ho deciso di dare voce e corpo a questi diari sotto forma di giochi, libri, fumetti e tutto quello che sarà nelle mie forze (e le vostre) per far conoscere la loro storia. Questi ragazzini in dieci anni sono riusciti ad accumulare una quantità di materiale impressionante, ma il fulcro della loro storia è scritto in una sorta di codice. Praticamente non volevano che si avesse una visione completa del “tutto” e quindi hanno celato parte della verità.

Ho ultimato la scrittura del gioco da tavolo e sono a lavoro sul gioco di ruolo che conterrà l’universo dei Pizza & Investigation (il Club che fondarono nel 1980). Mi spiego meglio: mentre il gioco da tavolo ripercorrerà le gesta di questi ragazzi, mistero dopo mistero, il gioco di ruolo permetterà di avere una panoramica generale sul loro universo. Cosa facevano, come vivevano, contro cosa lottavano e così via. Praticamente il gioco di ruolo permetterà di calarsi nei panni di uno dei membri dei Pizza & Investigation e creare e risolvere misteri, mentre il gioco da tavolo permetterà di calarsi in un mistero specifico e affrontare realmente il male che affrontarono questi ragazzini, ma cè di più e purtroppo non posso parlarne, non ancora. Capirete quando sarà il momento, ma non posso dire altro perchè mi potrebbe accadere qualcosa di terribile (non scherzo).

Senza dilungarmi troppo vi rimando al sito ufficiale www.talesofevil.com

Mentre qui potrete direttamente scaricare la prima bozza di quello che sarà il gioco di ruolo: Tales of Evil GDR Beta 0.1 ITA

Ah, importantissimo: Vi chiedo gentilmente di iscrivervi al club dei Pizza & Investigation sul sito ufficiale perchè solo tutti insieme riusciremo (forse) a svelare il mistero e scoprire che fine hanno fatto questi ragazzini. Sì, proprio così, perchè sul finire degli anni ’80 i fondatori del “Pizza & Investigation” sono misteriosamente spariti senza lasciare alcuna traccia.

Grazie

A presto.

A.


Last Friday: Ritorno a Camp Apache


Quale giorno migliore se non Venerdì 13 per una chiacchierata sull’espansione di Last Friday?

Credevo di aver chiuso il mio lavoro a Camp Apache, ma certe leggende non muiono mai, no? Quindi… Inizialmente ero titubante perché credevo che l’esperienza della scatola base potesse bastare, ma mi sbagliavo. Le idee sono un miele agrodolce e ti arrivano sempre quando meno te lo aspetti. Solo in un secondo momento mi sono reso conto che potevo rendere più entusiasmante e coinvolgente Last Friday.

“Return to Camp Apache” introduce nuove sfide e obbiettivi. In primis c’è la possibilità di giocare indipendentemente i due nuovi capitoli legati tra loro, ma con dinamiche differenti  e con ben due Psicopatici che giocano contemporaneamente, ovvero il Maniaco e il Demone, quest’ultimo equipaggiato con nuovi ed esclusivi potenziamenti. Saranno inoltre introdotti cinque nuovi campeggiatori (ognuno con caratteristiche uniche), nuove tipologie di token Indizio come l’arco e la torcia e l’introduzione di due personaggi speciali: lo Sceriffo e la Strega che potranno vantare di una rosa di azioni e potenziamenti a loro dedicati come il revolver e la bambola vudù. Nella scatola inoltre sono contenute delle plance “incendio” che modificheranno la morfologia di Camp Apache e nuove pedine (Demone, Sceriffo e Strega) oltre ad altro materiale come le schede extralarge dei Campeggiatori, nuovi token, uno schermo segnamosse per il Demone, una clessidra… questa volta dovrete essere veloci… Ehehehehe.

Con questa espansione mi sono prefissato l’obbiettivo di rendere il gioco più fluido e adrenalinico ed è per questo che è stata introdotta una clessidra (2 minuti) che verrà fatta partire non appena gli psicopatici avranno terminato il loro turno. I Campeggiatori avranno da quel momento in poi solo 2 minuti per poter svolgere il loro turno di gioco, non più seguendo un ordine preciso, ma tutti insieme. La clessidra simula in pratica il panico e la tensione che proverebbero realmente un gruppo di Campeggiatori, braccati da ben due Psicopatici in un campo estivo isolato tra i boschi. Cronologicamente la storia si svolge dopo dieci anni rispetto ai primi quattro capitoli della scatola base e introduce, come già detto, due nuovi capitoli.

Nel Capitolo V i Campeggiatori, per sfuggire al Demone, si inoltreranno nel bosco alla ricerca dello Sceriffo e di una ragazza scomparsa che sembra avere strani poteri (la Strega). Tutte le tracce portano a Camp Apache, ma non possono ancora sapere che in quel luogo si nasconde uno Psicopatico mai morto e che dovranno sfuggire a una doppia minaccia, risvegliando dal loro sonno lo Sceriffo e la Strega: gli unici a poter mettere fine all’orrore. In base a come si concluderà questo Capitolo cambieranno radicalmente le interazioni del successivo.

Il Capitolo VI inizierà con un incendio appiccato dai Campeggiatori che divamperà da uno dei bungalow o dalle sponde del lago che avanzerà sul campo incenerendo qualsiasi cosa incontri (compresi i Campeggiatori e gli Psicopatici). I Campeggiatori sono convinti che il fuoco purificatore potrebbe eliminare il Male una volta per tutte, ma lo Sceriffo e la Strega hanno paura che l’incendio non possa bastare e quindi si occuperanno personalmente di mettere fine per sempre a tutti gli orrori che quel luogo si porta dietro.

Dovranno rintracciare il Male e assicurarsi che non possa ritornare mai più, ma nel frattempo saranno vulnerabili a chi si muove nell’ombra e che ha ancora sete di sangue. In un turbine di paura chi sopravvivrà all’ultima notte di Camp Apache? Chi sarà la Preda e chi il Predatore? Chi inseguirà chi e che cosa? Chi sopravviverà tra lo scontro finale tra il Maniaco e il Demone?

Oltre i due nuovi capitoli è stata introdotta una modalità che ho chiamato “Survival Horror Mode” che permetterà di giocare i primi quattro capitoli contenuti nella scatola base introducendo i nuovi materiali e interazioni contenuti in questa espansione, così di fatto rendendo più tesa e avvincente l’esperienza di Last Friday.

Nonostante l’introduzione del nuovo materiale, posso affermare che “Return to Camp Apache” renda Last Friday più veloce, istintivo e ricco di suspance, avvicinandolo il più possibile a un’esperienza cinematografica vissuta in prima persona.

In uscita in tempo per Halloween vi consiglio di prenotarlo già da ora presso il vostro rivenditore di fiducia, oppure venirlo a prendere presso lo stand Pendragon al Lucca Comics and Games dove troverete anche il sottoscritto 😉

Buon Divertimento a tutti voi Amici miei.

Antonio Ferrara


Come nasce Last Friday?


Sono passati esattamente due anni dall’articolo che feci sul mio primo gioco “Stay Away!”. A due anni di distanza le soddisfazioni che la piccola creatura mi ha dato sono molteplici e proprio oggi mi è arrivata la notizia da parte di Pendragon che il gioco ha raggiunto la localizzazione in nove continenti. Sono contento di questo e non posso fare a meno di esserne fiero, ma in questi due anni non me ne sono stato con le mani in mano e nel frattempo ho sviluppato, sempre insieme a Sebastiano Fiorillo, il gioco da tavolo  “Last Friday“.

last-friday_3d-box-front-back-1-it_mod

Si tratta di uno “spaventoso” gioco da tavolo ambientato in un campeggio su cui aleggia una maledizione. La storia di un assassino morto e poi risorto. Ci troviamo all’inizio dell’estate del 1980 e Camp Apache è stato teatro di svariate disgrazie nel corso degli anni che hanno alimentato leggende di vario genere, tra le quali quella di un assassino mai morto. Gli abitanti del paese sono convinti che il posto sia maledetto e che dovrebbe rimanere chiuso per sempre, ma i nuovi proprietari Antony Christy e Sebastian King, hanno deciso di ridare vita alla struttura dopo anni d’inattività e abbandono. Arrivati al campo però, si rendono conto di aver bisogno di una mano e così diramano in tutto il paese annunci di lavoro in cambio di una vacanza. Nel ruolo di un giovane responsabile del campo, riuscirai a sopravvivere a un lungo weekend di terrore? Ti limiterai a fuggire o avrai il coraggio di affrontare il Maniaco? Oppure vestirai i panni dello psicopatico mai morto che si aggira tra le ombre del bosco e sulle rive del lago in cerca di vendetta? Riuscirai a prenderli tutti e a nasconderti prima che faccia giorno?

last-friday-diary

Date le premesse come avrete capito il gioco è liberamente ispirato alla serie di film “Venerdì 13” e in generale agli slasher movie degli anni 80. Qualcuno direbbe che il lupo perde il pelo, ma non il vizio e, in effetti, è proprio così. I “Mostri” sono stati (lo sono ancora) la spinta emotiva che rende la mia mente produttiva (o almeno mi illudo che lo sia). Sono sempre i Mostri, amici e nemici della mia infanzia che mi hanno portato a voler sviluppare Last Friday, ma c’è di più.

friday-videogame

Jason, il famoso psicopatico con la maschera da hockey ha scandito le mie giornate da ragazzino. Come per la genesi di “Stay Away!” torniamo sempre a quel famoso parco La Quiete a Piano di Sorrento e agli amici con cui passavamo le nostre vacanze estive o meglio, le nostre avventure (Qualcuno ha detto Tales of Evil?). A quei tempi Jason era diventato l’uomo nero per tutti noi e ci perseguitava non solo attraverso lo schermo a tubo catodico della mia stanzetta, ma grazie alla nostra fantasia, gli avevamo dato vita, dapprima passando interi pomeriggi a giocare a Friday the 13th il videogame per Commodore 64 (premi F12 se ne hai il coraggio), per poi farlo diventare uno dei personaggi di Super Cluedo di cui avevo inventato una versione completamente nuova che chiamai “Il Gioco dell’Assassino” che ebbe molto successo tra il gruppo che oramai non ne poteva più della Signora Pavone (per uno strano caso nove volte su dieci l’assassina era lei… bah…).

super-cluedo

Jason fu anche il primo personaggio del nostro primo gioco di ruolo vivente. Praticamente tramite le carte Napoletane stabilivamo i ruoli del gioco. Ricordo ancora che il Re di Spade era Jason, mentre le altre carte rappresentavano i campeggiatori. C’erano anche carte speciali come il Cavallo (qualsiasi seme) che rappresentava lo Sceriffo che aveva il compito di uccidere Jason. Il gioco funzionava in questo modo: Tutti giravano per il parco e si comportavano in maniera normale (praticamente si passeggiava e discuteva come se non si stesse giocando affatto, ma in realtà tutti spiavano tutti stavano attenti a non farsi ammazzare) e il compito di Jason era quello di uccidere tutti i campeggiatori mediante il tocco. Ovvero se qualcuno ti toccava con un dito, simulando una pugnalata (almeno per noi dodicenni era così), il tizio ucciso non doveva simulare la morte subito (altrimenti si sarebbe subito capito chi fosse stato Jason), ma doveva contare silenziosamente fino a 30 continuando a vagare e poi urlare a squarciagola e accasciarsi per terra. Ora potrebbe sembrare una cretinata, ma vi posso garantire che di notte o comunque al crepuscolo una cosa del genere ci terrorizzava. Ovviamente nel gruppo c’erano attori nati e mezze calzette (almeno sul fronte della recitazione) e quindi si assisteva a scene al limite del grottesco in cui trovavi un “cadavere che mangiava un panino con la frittatina, oppure uno in piscina che nel frattempo aveva deciso di rinfrescarsi le idee e non solo… (è successo anche questo credetemi). Dopo la morte (fortunatamente simulata) ci si incontrava sotto il lampione al centro del parco e si facevano ipotesi su chi tra quelli ancora in vita potesse essere l’assassino (semplicemente Jason per noi). Se nessuno “accusava” il gioco proseguiva normalmente, altrimenti chi aveva accusato doveva verificare in gran segreto l’identità dell’accusato e nel caso non fosse Jason, sarebbe stato eliminato dal gioco, in caso contrario vinceva perché aveva trovato Jason. Poi c’era lo sceriffo che poteva sparare a Jason, ma ve lo racconto un’altra volta perché credo di essermi dilungato anche troppo.

Dove eravamo rimasti?

Last Friday è il mio personale omaggio al buon vecchio “Jasone” e alle emozioni che ci ha regalato. Sono veramente orgoglioso di quello che io e Sebastiano siamo riusciti a tirare su. Anche questa volta Pendragon Game Studio ha creduto in noi e ci fa molto piacere che sin dall’inizio della nostra avventura si siano affiancati anche partner del calibro di Ares Games che ci permette di portare oltreoceano il nostro “piccolo campeggio”.

Rintracciare quello che uno si porta dentro e il vissuto che porta al concepimento di qualcosa è impossibile, ma ho cercato di ritrovare in qualche modo il filone principale che ha portato alla realizzazione di Last Friday, ma c’è di più e peccherei di onestà se non ringraziassi anche e soprattutto tutti coloro che hanno permesso tutto questo. Un ringraziamento speciale va a mia moglie (sempre troppo buona e paziente con me) e tutti gli amici del Parco La Quiete, come vedete vi porto sempre nel cuore. Vorrei altresì ringraziare personalmente Sasà Varriale per aver portato sul finire degli anni 80 quel gioco chiamato Scotland Yard sotto la “capannella” e ringraziare Gabriele Mari e Gianluca Santopietro per aver ideato quel bellissimo gioco che è Lettere da Whitechapel.

Settimana prossima dal 28 ottobre al primo novembre sarò al Lucca Comics – Padiglione Games – stand A13 presso Pendragon, venitemi a trovare.

Una nuova avventura ha inizio e non dimenticate che certe leggende non muoiono mai…


Neila di Antonio Ferrara


Le mie letture

Ecco, ci siamo. Sono questi i libri che vorrei leggere.
E’ grazie ad autori come Antonio Ferrara che ci si diverte. Già perché anche nella lettura ho bisogno di divertirmi, di riscoprirmi curioso, di approcciare nuovi stili e nuove idee come in questo caso.

Neila, questo il titolo dell’ultimo suo romanzo, è da leggere tutto d’un fiato, in pochi giorni. Il libro nasce da una buona idea, la struttura della storia è lineare per la maggior parte del libro, ma subisce gravi sconvolgimenti nelle sue parti finali.
La scrittura l’ho trovata semplice ma ruggente, capace di mantenere alta la concentrazione e vivida la storia nella sua interezza. Alle volte ho notato qualche piccola accelerazione in grado di far perdere il filo ma niente paura, ho scritto “ogni tanto”!

Il romanzo che può considerarsi un horror fantascientifico, vi catapulterà in un paesino dell’avellinese chiamato Neila, dove accadranno una serie di fatti inquietanti…

View original post 118 altre parole


Stay Away!


10688416_729445787102629_1097377827901405980_oDa piccolo giocavo ai giochi da tavolo sotto la “capannella” del giardino della casa di Sorrento dei miei nonni. Era bello e gli amici erano speciali. Ricordo che passavamo pomeriggi interi a giocare a tutto quello che si poteva. Risiko, Cluedo, Scotland Yard, Monopoli, Hotel, Subbuteo, HeroQuest, Dragon: i misteri della vecchia Pechino, solo per citarne alcuni. Era il nostro mondo e ci divertivamo da matti e poi, prima che facesse sera, certe volte anche dopo il tramonto, andavamo tutti a farci il bagno nella piscina del parco. Sono ricordi indelebili sui quali baserò un dei miei prossimi romanzi. In quel periodo della mia vita mi divertivo a inventare giochi o meglio, modificavo quelli che avevamo, così per esempio Cluedo diventava il gioco dell’assassino, Scotland Yard una caccia alle streghe e così via. Mi piaceva inventare giochi ed è una passione che ho portato nel cuore.

A distanza di tanti anni, mentre stai facendo tutt’altro, ti scatta in testa un’idea e grazie alla tecnologia ti rendi conto che forse, oggi più di ieri, puoi realizzarla.

head stay away! card game

Questo è il mio primo gioco di società creato con la piena collaborazione con il mio amico Sebastiano Fiorillo (coautore) e con il supporto della bravissima illustratrice Alessia Valentina Coppola. Avviato grazie alla piattaforma di crownfounding Kickstarter e diventato realtà grazie a Pendragon Game Studios. Il gioco in questione si chiama Stay Away! ed è liberamente ispirato ai “Miti di Cthulhu” e al film “La Cosa” di Carpenter.

Il gioco, già presentato alla fiera Spiel di Essen qualche giorno fa localizzato in versione inglese e tedesca grazie a Truant Spiele sarà presentato e messo in vendita in Italia il prossimo 29 ottobre alla fiera di Lucca (Lucca Comics and Games 30 Ottobre – 2 novembre) al padiglione A14 Area Games.

stay away! jack-suicide-LA STORIA

Un gruppo di archeologi è misteriosamente sparito durante una spedizione sull’isola riemersa di R’lyeh. Tu sei un membro della squadra di recupero, inviata in soccorso.

Dovrai investigare sull’accaduto, ma attento perché non è tutto ciò come sembra…

Avrai bisogno di intuito, nervi saldi e occhi aperti se vuoi sopravvivere e vincere il gioco.

Sbarra le porte, metti in quarantena un sospetto, ubriacati con un whiskey, prendi un lanciafiamme o dattela a gambe… ma guardati le spalle, perché La Cosa è più vicina di quanto tu possa pensare…

STAY-AWAY-cardsIL GIOCO

Stay Away! è un gioco per 4-12 giocatori dove il ruolo sarà quello di un membro di una squadra di recupero inviato sulla presunta isola di R’lyeh. Il tuo scopo sarà quello di investigare, ma attento perché non tutto è ciò che sembra…

La filosofia alla base di Stay Away! è quella del divertirsi stando insieme e regalare qualche brivido.

Il concetto alla base è semplice, ma efficace. Si tratta in pratica di rintracciare “La Cosa”, una creatura nauseabonda risvegliata da un sonno eterno che ha la peculiarità di potersi impossessare del corpo di un essere umano e clonarlo, prendendo il suo posto. Quindi mentre giochi non saprai chi sia “La Cosa” o quando qualcuno lo diventerà e non saprai nemmeno chi sia infetto o meno.

Avere fiuto, fingere, mentire e tenere i nervi saldi e gli occhi aperti sono alla base della vittoria di ogni partita, ma non saprai mai come andrà a finire. Potresti essere sulle tracce della “La Cosa” ma poi essere infettato e quindi patteggiare per lei e la sua legione di infetti. Tutto può succedere ed è questo che crea il caos, il divertimento e la tensione nel gruppo di giocatori.

 

 

Stay-Away-Players--eliminationSCOPO DEL GIOCO

In STAY AWAY! inizialmente tutti i giocatori sono Umani (tranne chi riceve la carta de “La Cosa”), ma durante la partita alcuni di loro cambieranno ruolo costituendo due fazioni opposte
A) Gli Umani (Archeologi in cerca de La Cosa): Il loro scopo è di collaborare per scovare la Cosa e gli Infetti.
B) La Cosa con gli Infetti: Uno solo dei giocatori, potrà trasformarsi in La Cosa. Il suo scopo sarà annientare tutti gli Umani, trasformandoli in Infetti o eliminandoli dal gioco. Gli Infetti a loro volta dovranno annientare gli Umani.

0.10 x 450 x 365


Qualcosa deve cambiare, ma siamo pochi e stanchi e se è vero che nussuno cambia il mondo è pur vero che il mondo cambia noi (in peggio).

strategie evolutive

Ma come, non aveva detto che chiudeva?!!

No, no, tranquilli, l’ho detto che non torno sulla mia decisione.
Però siamo ancora entro i limiti, ed è emersa una cosa che mi permette di fare un discorso che credo valga la pena di fare, e che forse è una chiusura un po’ più in levare, per strategie evolutive, rispetto a una pizza margherita.
Chiudiamo con un pork chop express.

Allora, uno dei motivi che mi hanno spinto a chiudere strategie evolutive – non il motivo principale, di quello parleremo fra un attimo, ma uno dei motivi – è che il tempo che dedico al blog posso dedicarlo a una attività che mi permetta di pagarmi i conti.

Come certamente sapete, da febbraio sono a spasso, avendo chiuso la mia collaborazione con l’Università di Urbino, e dopo sette mesi di nulla, la situazione comincia a farsi davvero difficile.
Otto ore alla settimana…

View original post 891 altre parole


Antonio Ferrara intervista Stefano Pastor


La-mia-favola-piccoloStefano Pastor per l’intervista di “Uno sguardo oltre la siepe”. Stefano Pastor, talentuoso scrittore “nomade” ha pubblicato svariati libri per altrettante realtà editoriali piccole, medie e grandi. Ora si è lanciato in un progetto editoriale tutto suo. Scopriamolo insieme.

– Parlaci della tua esperienza diretta con l’editoria italiana.

Il mio rapporto con l’editoria è ambivalente. Come lettore ho amato il mondo dell’editoria per molti anni. Come aspirante scrittore ho cercato di farvi parte. Devo ammetterlo, ogni anno che passa l’editoria tradizionale mi sta sempre più stretta. I tempi dell’editoria sono infiniti, e non sto parlando del lavoro che accompagna l’uscita di un libro, ma dell’attesa. La vuota, inutile attesa che pare non finire mai. Prendere coscienza dei tempi dell’editoria equivale a perdere la passione per la scrittura. Un editore potrebbe portare il tuo libro al successo, ma ho iniziato a chiedermi se ne vale la pena. Io voglio scrivere, voglio essere letto, sono stufo di riempire i cassetti di manoscritti inediti perché è controproducente pubblicarne più di uno all’anno. Ho finito per sentirmi schiavo e desiderare la libertà.

 

Parlaci del tuo progetto editoriale.

Illusion è la risposta a questo disagio. L’indipendenza. La scelta di essere un autore indipendente, che pubblica i propri libri e sceglie i propri collaboratori. E lo faccio dichiarandolo apertamente, senza nascondermi dietro marchi di comodo. Una scelta tutt’altro che facile, impegnativa, che occuperà tutto il mio tempo. E forse mi renderà il piacere della scrittura.

 

– Come mai la scelta di lasciare l’editoria tradizionale per affrontare la coraggiosa strada dell’auto pubblicazione?

È una scelta maturata nel tempo. Il desiderio c’è sempre stato, ma in embrione. Autopubblicarsi equivaleva a rifiutare il giudizio degli editori. Ma io questo giudizio l’ho avuto, sono stato pubblicato da vari editori, ho vinto anche premi, quindi non lo vedo più come un fallimento. È una scelta di libertà. Oggi è possibile, come mai prima: un autore può proporsi al pubblico senza alcun intermediario. È il futuro dell’editoria, ne sono certo.

 

– Qualche benpensante storce ancora il naso quando sente parlare di auto pubblicazione, cosa rispondi?

Dovrei fare la distinzione tra essere un autore indipendente o autopubblicato, ma è irrilevante. Sarebbe come fare una distinzione tra un autore di successo e uno di nicchia. Sono scrittori entrambi, c’è chi scrive meglio, chi guadagna di più, chi fatica a vendere. Nell’autopubblicazione ci sono tante opere scadenti, ce ne sono anche negli scaffali delle librerie. È più difficile emergere? Lo è anche se si viene pubblicato da un editore. Gli unici giudici sono i lettori, e loro sanno riconoscere ciò che davvero vale.

 

– L’editoria, tutta, sembra in una crisi epocale, qualcosa di mai visto dal dopoguerra ad oggi, cosa ne pensi? Il libro è morto?

L’editoria è morta, o perlomeno morente. È diverso. L’editoria assomiglia sempre più alla politica. Favori, raccomandazioni, pubblicità, marketing. La qualità dei libri pubblicati è l’ultimo interesse degli editori e le conseguenze sono ben visibili. I libri non sono morti, si nascondono. In attesa che arrivi un nuovo diluvio universale. Loro sanno galleggiare, gli editori no. Quanti romanzi hai da pubblicare? Tanti. Erano già tanti prima che cercassi di pubblicare il primo. Anche se è un anno che non ne scrivo di nuovi, restano sempre tanti. E sono da correggere, revisionare, preparare. Un lavoro mastodontico. La differenza tra pubblicare con un editore e andare per conto proprio. Ancora non lo posso dire. Mi auguro che possa dare più soddisfazioni, è per questo che l’ho scelta. Senz’altro una vita più piena, la libertà di partecipare attivamente a ogni fase della pubblicazione, dalla scelta della copertina all’impaginazione. La libertà di scrivere tutto ciò che desidero, senza dover seguire mode passeggere.

 

– La mia favola è il primo libro proposto per il tuo progetto editoriale. Come nasce?

La mia favola è il libro gemello de L’Illusione (pubblicato come Il Giocattolaio). Sono nati dallo stesso soggetto e scritti uno dopo l’altro. L’illusione è più lungo e complesso, ma La mia favola si regge su un’idea più originale. Personalmente l’ho amato di più.

 

– Nei tuoi scritti ci sono spesso bambini e le problematiche che affliggono gli adolescenti, come mai?

Sinceramente non lo so, è accaduto e basta. Ho trovato facile immedesimarmi nella mente di un bambino e spesso uso personaggi molto giovani. Non è la regola, però. Forse invecchiando inizia a mancarmi la mia adolescenza, vorrei poter tornare indietro.

 

– Quanto di autobiografico c’è nei tuo romanzi?

Praticamente niente. Qualche luogo, un paio di situazioni rivisitate, il resto è solo fantasia.

 

– Perché un lettore dovrebbe leggere “La mia favola”?

Se dico che lo deve fare perché è un bel libro sembro troppo di parte? Diciamo che è un libro in grado di stupire e sorprendere. Se è questo che un lettore vuole, non resterà deluso.

 

– È sempre più difficile trovare romanzi del “fantastico” originali e ben scritti, come ti orienti nella scelta delle tue letture?

È triste dirlo, ma da quando è nata l’idea di questo progetto non ho più avuto il tempo di leggere altro. E temo che andando avanti ne avrò anche meno. Il mio immaginario resta legato agli autori del fantastico degli anni novanta, oggi sono pochi gli autori in grado di eguagliarli.

 

– Sembra che la grande editoria si sia completamente globalizzata. Titoli del tipo: Il dentista, il carpentiere, l’oculista, l’infermiere e così via, si avvicendano sugli scaffali senza sosta, cosa ne pensi?

I titoli degli ultimi miei libri pubblicati ne sono la prova. C’è l’assurda idea che il titolo non debba rispecchiare il contenuto del libro, bensì inquadrarlo in un filone già collaudato. Spesso, però, i titoli vengono scelti da chi non ha neppure letto il libro. Io ho optato per lasciare sempre i titoli originali, quelli con cui le storie sono nate, anche se possono sembrare meno accattivanti. C’è una ragione perché si chiamano così, e leggendoli si scoprirà.

 

– Il libro che hai letto e che ti è rimasto dentro?

Io sono cresciuto adorando Lovecraft, tutte le sue opere. Poi ce ne sono stati tanti altri, ma Lovecraft resta il mio ideale.

 

– Il tuo libro più bello o almeno quello a cui sei più affezionato.

La mia favola. Se non è il più bello è di sicuro in buona posizione. Ce ne sono anche altri, ma sono ancora inediti.

 

– Ultima domanda, forse la più difficile. Come si dovrebbe invertire la tendenza della “non lettura”? Come avvicinare le persone alla lettura in un mondo così frenetico come quello che stiamo vivendo?

C’è un libro per ciascuno di noi. Il libro giusto, quello speciale. Il libro che può avvicinarti alla lettura. Il problema è trovarlo. Troppi libri promettono senza dare niente. Ogni libro sbagliato allontana sempre più, fino all’abbandono. Oggi i libri sono troppi, la ricerca è sempre più difficile.

Grazie A Stefano Pastor per essere stato mio ospite.

Biografia: Il mio nome è Stefano Pastor e sono nato a Ventimiglia nel 1958. Nel 2011 mi sono trasferito a Cento, in provincia di Ferrara. Appassionato di scrittura fin da giovane, ho potuto dedicarmi a questa passione solo dal 2008, dopo vent’anni passati nel commercio di musica e film. Quello che per tanti anni mi è parso un ostacolo insormontabile, ovvero trasferire le mie storie sulla carta, si è rivelato invece un autentico piacere.

Ho atteso quasi due anni prima di tentare una pubblicazione. Il mio primo successo l’ho ottenuto vincendo il Premio Letterario Città di Ventimiglia con il romanzo HOLIDAY, pubblicato dall’Editrice Zona col titolo di RITORNO A VENTIMIGLIA nel maggio 2010. Presomi coraggio, ho continuato a partecipare a concorsi, vincendo il Premio Le Fenici indetto da Montag col thriller L’INTERVISTA, pubblicato nel novembre 2010. Sono seguiti una decina di altri titoli, pubblicati con diversi editori. Il mio romanzo L’ILLUSIONE è risultato tra i vincitori del Torneo IoScrittore 2011, indetto dal gruppo Gems, ed è stato pubblicato da Fazi col titolo IL GIOCATTOLAIO. Ultimo romanzo pubblicato il thriller avventuroso FIGLI CHE ODIANO LE MADRI, sempre per l’editore Fazi, nel novembre 2013.

www.stefanopastor.it


Se Stephen King fosse nato in Italia


Caricatura di Marco Calcinaro

Caricatura di Marco Calcinaro

Stephen King nasce il 21 settembre 1947 a Portland, nel Maine. Suo padre (di origini scozzesi-irlandesi), nato David Spansky, che in seguito modificò in Donald Edwin King, è un impiegato della Electrolux, ex capitano della Marina Mercantile e impegnato fino al 1945 nella seconda guerra mondiale; e sua madre, Nellie Ruth Pillsbury King, è una casalinga di origini modeste. Ha un fratello maggiore, David Victor, che è stato adottato dai coniugi King il 14 settembre 1945.
Nel 1949 il padre esce per una delle sue passeggiate e non farà più ritorno a casa, a causa di problemi familiari. Questo avvenimento segnerà profondamente il carattere del futuro scrittore, tanto che è possibile trovare in numerosi romanzi il difficile rapporto padre-figlio (fra gli altri: It, Cujo, Christine. La macchina infernale, 1408 e Shining).

Stefano Reale nasce Frosinone il 21 settembre del 1947. Suo padre è un impiegato in cassa integrazione di una società di autotrasporti, sua madre, Lella, è una casalinga di origini modeste. Ha un fratello maggiore, Davide, che è nato da una relazione extraconiugale con un meccanico di Castel di Sangro.
Nel 1949 il padre esce per andare a comprare le sigarette e non tornerà mai più, in fuga con Giuseppina, la figlia minorenne del panettiere sotto casa. Questo avvenimento segnerà profondamente il carattere del futuro scrittore, tanto che è possibile trovare in numerosi romanzi il difficile rapporto padre-figlio (fra gli altri: Esso, Cucciolo, Cristina. La macchina infernale, 123 Stella e Fantasmino).

Stephen King: La famiglia comincia così a spostarsi da un luogo a un altro; si stabilisce per brevi periodi in Indiana, a Milwaukee e infine di nuovo nel Maine. La signora Nellie Ruth King in quegli anni e nei successivi sarà spesso fuori casa per quasi tutto il giorno, impegnata in vari lavori come stiratrice in una lavanderia, lavoratrice notturna in una panetteria, commessa e donna delle pulizie. Con il proprio lavoro riesce comunque ad assicurare ai due figli una buona educazione, guidandoli all’ascolto di buona musica e alla letteratura, dando la possibilità a Stephen di provare a scrivere qualche storia horror. Di quegli anni, Stephen King dirà “Non avemmo mai una macchina, ma non saltammo mai un pranzo”.

Stefano Reale: La famiglia comincia così a spostarsi da un luogo a un altro; si stabilisce per brevi periodi a San Vittore, Bari e infine di nuovo a Frosinone. La signora Lella in quegli anni e nei successivi sarà spesso fuori casa per quasi tutto il giorno, impegnata in vari lavori come stiratrice in una lavanderia, lavoratrice notturna in una panetteria, commessa e donna delle pulizie. Con il proprio lavoro riesce comunque ad assicurare ai due figli un pasto caldo, dando la possibilità a Stefano di provare a scrivere qualche storia horror. Di quegli anni, Stefano dirà “Non avemmo mai una macchina, ma neanche tutto il resto”.

 

Stephen King: A dieci anni scopre il genere horror, dopo aver visto un film sugli extraterrestri. Due anni dopo, rinviene nella soffitta della zia i libri del padre, appassionato di Edgar Allan Poe, H.P. Lovecraft e Richard Matheson, nonché appassionato scrittore. Ed è nel 1960 che King invia il suo primo racconto a una rivista, la Spacemen, che si occupava di film di fantascienza. Il suo scritto non sarà mai pubblicato.

 

Stefano Reale: A dieci anni scopre il genere horror, dopo aver visto L’esorciccio. Due anni dopo, rinviene nella soffitta della zia i libri del padre, appassionato di libri erotici, comici e fumetti pornografici. Ed è nel 1960 che Stefano invia il suo primo racconto a una rivista, la Spazio Emergenti, che si occupava di film “particolari”. Il suo scritto non sarà mai pubblicato.

 

Stephen King: Un anno prima, invece, King inizia a scrivere per un piccolo giornale, il Dave’s Rag (letteralmente, Lo straccio di Dave), giornale prodotto dal fratello maggiore di King in tiratura limitata e distribuito a vicini di casa e coetanei.

 

Stefano Reale: Un anno prima, invece, Stefano inizia a scrivere per un piccolo giornale, Lo straccio di Davide, giornale prodotto dal fratello maggiore di Stefano in tiratura limitata e distribuito a vicini di casa e coetanei che neanche lo leggono, ma lo usano come carta igienica: La scuola aveva detto agli studenti di portarsela da casa. In Italia siamo agli albori dell’autopubblicazione.

 

Stephen King: All’età di circa dieci anni si stabilisce a Durham, nel Maine. Frequenta la Lisbon Falls High School, nella vicina Lisbon Falls (10 chilometri di tragitto che percorre spesso in autobus, se non addirittura a piedi). La sua passione per i film dell’orrore e per la letteratura lo spingeranno a scrivere diversi racconti, spesso delle semplici trasposizioni dei film visti al drive-in. Questi racconti passano fra i suoi amici di scuola e King utilizzerà la macchina da stampa del Dave’s Rag per produrre delle copie stampate dei suoi racconti. In particolare, sarà il film Il pozzo e il pendolo tratto dal racconto di Edgar Allan Poe a ispirare King che, tornato a casa, realizzerà una trasposizione dello stesso. Prodotta poi in una quarantina di copie, la vende il giorno successivo a scuola, ma gli insegnanti, una volta scoperto quanto è successo, obbligheranno il giovane King a restituire i soldi.

 

Stefano Reale: All’età di circa dieci anni si stabilisce a Sora nel Lazio. Frequenta la Scuola dei Bambini Felici, nella vicino Acuto (10 chilometri di tragitto che percorre a piedi). La sua passione per i film dell’orrore e per la letteratura lo spingeranno a scrivere diversi racconti, spesso delle semplici trasposizioni dei film visti al cinema del paese. Questi racconti passano fra i suoi amici di scuola e Stefano utilizzerà il fratello per farsi aiutare a scrivere i racconti in più copie da distribuire. In particolare, sarà un film di Lucio Fulci a ispirare Stefano che, tornato a casa, realizzerà una trasposizione dello stesso. Prodotta poi in una quarantina di copie, cerca di venderla il giorno successivo a scuola, ma gli insegnanti, una volta scoperto quanto è successo, obbligheranno il giovane Stefano a regalare la rivista. Successivamente tutta la tiratura sarà ritirata perchè giudicata ignobile e immorale.

 

Stephen King: L’esordio con Carrie e il grande successo.
Dopo tre precedenti tentativi falliti, King raggiunge finalmente la pubblicazione di un proprio romanzo nel 1974 con Carrie. Acquistato dalla casa editrice Doubleday per soli 2500 dollari, il romanzo passa inosservato in edizione rilegata, ma ha un enorme successo nell’edizione economica, superando il milione di copie vendute. Grazie alla sua quota dei diritti dell’edizione economica e alla vendita dei diritti per la trasposizione cinematografica, King può permettersi di abbandonare l’insegnamento e di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura.

 

Stefano Reale: L’esordio con Carmela e il grande insuccesso.
Dopo tremila precedenti tentativi falliti, Stefano raggiunge finalmente la pubblicazione di un proprio romanzo nel 1974 con Carmela lo sguardo di Satana. Pagato da Stefano all’editore 2.500,00 delle vecchie lire il romanzo passa inosservato in edizione rilegata, come anche in una successiva edizione tascabile che lo stesso Stefano finanzierà sborsando altri soldi, dando fondo a tutti i risparmi della madre. Il libro va alla grande secondo l’editore e si superano le 50 copie vendute. Yeahhh! Grazie ai diritti d’autore al netto dell’iva dell’edizione economica il giovane Stefano recupera qualcosina di soldi, infatti dopo un anno riceve un assegno di 10.000 Lire e Stefano può portare la fidanzatina a mangiare una pizza e gli resta anche qualcosina per un gelato da dividere in due.

Stephen King: I successivi Le notti di Salem (Salem’s Lot) (1975) e Shining (1977) sono dei successi ancor maggiori: il primo vende oltre tre milioni di copie, il secondo supera i quattro milioni. Nel giro di quattro anni, il non ancora trentenne King è passato dal sopravvivere con il modesto stipendio di insegnante da 6000 dollari annui a guadagnare milioni con i diritti d’autore e i diritti cinematografici.

Stefano Reale: Stefano continua a scrivere, è troppo bello fare lo scrittore, ma scopre che l’editoria a pagamento non lo renderà famoso, ne tantomeno ricco, quindi i successivi Le notti di Salerno (1975) e Fantasmino (1977) sono degli insuccessi ancor maggiori: il primo vende oltre 30 copie tramite un editore non a pagamento, ma che ha a catalogo trecentomilalibri il secondo supera le 40 copie tramite un editore che gli chiede solo un contributo di 500,00 Lire. Nel giro di quattro anni, il non ancora trentenne Stefano è passato dal sopravvivere con il modesta paghetta della madre a guadagnare anche meno con i diritti d’autore e i diritti cinematografici mai realizzati delle sue opere.

Stephen King: Negli anni ottanta King è ormai diventato una star della cultura popolare, paragonabile alla figura di Steven Spielberg in campo cinematografico.

Stefano Reale: Negli anni ottanta Stefano è ormai diventato una star della cultura popolare del suo quartiere. Gli amici lo prendono in giro e ogni tanto fanno finta di leggere quello che scrive e gli dicono che è bravo e gli danno pacche sulle spalle. Qualcuno lo paragona alla figura Pinotto in ambito cinematografico.

 

Stephen King: Oggi Stephen King è universalmente definito dalla critica “il re del brivido”. Padre di tre figli adulti, vive e lavora nel Maine con la moglie Tabitha. Le sue storie da incubo sono best-seller clamorosi in tutto il mondo; gli hanno valso numerosi premi letterari – tra cui il prestigiosissimo National Book Award – e hanno ispirato l’opera di registi famosi come Stanley Kubrick, Brian De Palma e Rob Steiner.

 

Stefano Reale: Oggi Stefano Reale è universalmente definito dalla critica “un bravo ragazzo”. Padre di tre figli adulti, vive e lavora nel Lazio con la moglie Carla. Le sue storie da incubo sono fiaschi clamorosi in tutto il suo mondo. Amici e parenti leggono regolarmente le sue opere e gli dicono che è bravissimo. Stefano ha anche vinto dei premi letterari tra cui Professione esordiente, Provaci che ce la puoi fare e il prestigiosissimo Premio Letterario di Cinisello Balsamo dove ha è riuscito ad accaparrarsi una fornitura di salami per un anno. Stefano ha anche ispirato l’opera di un regista famoso: Marco Cammarota, detto “Ciccio” che ha girato un film amatoriale con il cellulare e l’ha pubblicato su youtube.

Stephen King  a 67 anni sta per uscire con il suo prossimo romanzo. Nell’ambiente si dice che l’editore gli abbia staccato un assegno da quattro milioni di dollari di anticipo.

Stefano Reale  a 67 anni è risucito ad agganciare un editore medio/grande e il suo libro arriverà sugli scaffali di qualche libreria importante, ma l’editore gli ha tagliato 600 pagine delle 1200 previste, gli ha detto dove e come si doveva articolare la storia e quali personaggi tenere e quali togliere. L’editore gli ha presentato un contratto standart su cui percepirà un ricco 10%. È stato cambiato il titolo dell’opera, la copertina e l’editore l’ha messo in vendita dall’oggi al domani con una tiratura minima.

Stephen King è uno scrittore di successo e scrive perchè scrivere è la sua vita, il suo mestiere.

Stefano Reale non si sente uno scrittore di successo e scrive perche scrivere è l’unico sogno che gli resta da vivere.


NEILA di Antonio Ferrara


Neila di Antonio Ferrara

Neila di Antonio Ferrara

Neila

Incontri ravvicinati del settimo tipo.

Neila è il mio terzo romanzo che è stato appena pubblicato per i tizi di Lettere Animate. È stato scritto subito dopo L’urlo bianco e narra le vicissitudini di Cristina Ricci, una ragazza apparentemente normale, ma che si troverà catapultata in un incubo. A seguire troverete la sinossi e la prefazione di Alda Teodorani che anticipo per tutti i miei lettori. Per ora il romanzo è disponibile solo in formato e-book a un prezzo di 1,99 Eur.

Grazie per coloro che dedicheranno un poco del loro tempo al mio libro.

Sinossi: Cristina Ricci è una ragazza felice. Ha un buon lavoro e un fidanzato. Conduce una vita tranquilla insieme alla madre, nonostante abbia perso il padre all’età di sette anni. Una sera, parte con Marco per un fine settimana nella provincia di Avellino e la sua vita viene stravolta dalla improvvisa scomparsa del ragazzo. Di lui non vi è alcuna traccia.
Disperata, riesce a raggiungere una casa lungo la strada, ma scopre ben presto che la gente del posto è ostile. A Neila non tutto è come appare. Cristina tenterà di fuggire, ma per svariati motivi il paese non le permette di allontanarsi. Presa dal dubbio su cosa fare, cercare Marco oppure andare via, farà la conoscenza di uno strano bambino, Danilo, custode di una terribile verità sugli abitanti del paese. Insieme cercheranno di capire cosa stia succedendo in quel posto. Torneranno a galla antiche paure e rivelazioni, come quella della scomparsa del padre. Cristina scoprirà ben presto di non potersi fidare di nessuno, nemmeno degli affetti più cari…

Prefazione a cura di Alda Teodorani: Il quotidiano è solo a un soffio dall’orrore, e subito il giorno si trasforma in una nera notte, dove dietro ogni ombra può nascondersi un pericolo. Il nostro mondo, così rassicurante nella sua solidità, può cedere il passo in un attimo, nel tempo del canto di un grillo, a un altro mondo, non meno tangibile del primo, ma le cui regole sono decisamente diverse e misteriose. Antonio Ferrara ha imparato bene la lezione più importante della narrativa fantastico-orrorifica, che a mio parere è proprio questa: come nella più classica tradizione di questo genere, una scena idilliaca, un teatro di normalità, si trasforma ben presto in qualcosa i cui canoni non sono certo a quella stessa normalità riconducibili. La scena si deforma, si distorce, le presenze che dovrebbero essere fonte di sostegno e sicurezza si rivelano di tutt’altra natura, la trama si infittisce, si addensa sulle nostre teste di lettori/spettatori come un ammasso di nere nubi temporalesche. Non sappiamo cosa aspettarci dagli avvenimenti futuri ma un cielo così nero ed elettrico fa presagire che ci sono molti guai in arrivo. Questo romanzo, mai scontato o prevedibile, è una sorpresa dentro l’altra, una sorta di matrioska dell’orrore. Se amate il gotico, il brivido, saprete apprezzare l’opera di Antonio Ferrara, che apre, una porta dopo l’altra, soglie infernali dove tutte le certezze sono sconfitte.

Acquista il libro su Amazon


L’URLO BIANCO: Curiosità


pizzoferrato delberg helberg valle del sole chieti l'urlo bianco location palazzina cl2 2

Lo sapevi che:

  • Il romanzo doveva chiamarsi “Grida oltre il silenzio”? Poi, su suggerimento dello scrittore Danilo Arona, è stato cambiato in “L’URLO BIANCO”.
  • L’autore ha voluto inserire nel testo un cameo in onore allo scrittore alessandrino Danilo Arona.
  • Il libro è stato scritto per metà a Pizzoferrato, località Valle del Sole, nel periodo natalizio dell’inverno del 2003.
  • L’appartamento preso in affitto da Mike Calabritti, non è altro che il posto dove Antonio Ferrara ha scritto il romanzo (vedi foto).
  • Il racconto “Non è nulla” presente all’interno del romanzo, è stato inserito solo successivamente, dopo la vittoria del Premio Crawford 2013 da parte di Simone Carletti.
  • I luoghi descritti esistono realmente, ma sono stati romanzati per dare atmofera, ma neanche tanto. Lo stesso Antonio Ferrara ha ammesso di aver scorto qualcosa di notte, durante le sue passeggiate notturne, sulla strada che collega Pizzoferrato e Valle del Sole e su quella che collega la “Valle” (boschetto) alla statale in direzione di Rivisondoli, nei pressi di una piccola casa diroccata.
  • Il blackout di Valle del Sole del Natale 2003 è un fatto realmente accaduto.
  • Il romanzo è stato scritto su dei quaderni e solo successivamente ricopiato a computer.
  • L’URLO BIANCO è stato finalista al concorso letterario Io Scrittore 2013.
  • È il secondo romanzo di senso compiuto di Antonio Ferrara.
  • Quello che capita alla famiglia Corallo, durante la loro prima apparizione nel romanzo, è accaduto realmente ad Antonio Ferrara e alla sua famiglia.

VAI ALLA SCHEDA DEL LIBRO