Claudio Volpe
Oggi intervisto un giovanissimo e intraprendente autore al suo esordio letterario con le Edizioni Il Foglio Letterario. Si chiama Claudio Volpe e il suo romanzo d’esordio s’intitola “Il Vuoto Intorno”. Sono sempre più convinto che bisogna assolutamente dare spazio ai giovani. Farli crescere, dargli la possibilità di esprimersi. Nel mio piccolo ci provo. Per “Uno Sguardo Oltre la Siepe” oggi conosciamo Claudio Volpe.
1 Chi è Claudio Volpe per Claudio Volpe?
Claudio Volpe è un ragazzo di vent’anni che ha dovuto imparare a convivere con un’innata propensione a somatizzare il dolore altrui, a farlo proprio, assorbirlo e viverlo come se fosse il proprio dolore. È una persona che pensa molto, rimugina in modo quasi ossessivo su ogni cosa e che per questo motivo si aggrappa alle parole in modo da poter trovare in esse la propria salvezza e il ristoro per la sua anima. Claudio Volpe per Claudio Volpe è, a fasi alterne, il peggior nemico e il miglior amico, come per ogni persona d’altronde.
2 Come ti è venuta in mente la follia di scrivere?
L’idea di scrivere non mi è venuta in mente. È stato così e basta. Ci sono cose per le quali nasciamo e che sono nate prima di noi, c’erano prima che noi fossimo sputati su questo mondo. Scrivo perché mi fa stare bene vomitare quello che ho dentro l’anima sulla carta. Vedere pensieri, emozioni, paure e gioie assumere una forma precisa, quella della parola, mi dà l’impressione di poterli controllare e con essi, di poter controllare anche me stesso. Di potermi conoscere meglio.
3 Il Vuoto Intorno?
Il Vuoto Intorno. È il racconto che un ragazzo padre fa della sua vita al proprio figlio. È la storia di un’infanzia bucata e traballante, consumata, come le cose quando vengono morse dal tempo in modo lento ma inesorabile. È la storia di una fuga dal passato e dal presente, una corsa verso un futuro che non si riesce neanche ad immaginare, la storia di un uomo che deve imparare a convivere con se stesso e con le proprie mancanze, col vuoto che la vita gli ha fatto ingoiare forzatamente. Un vuoto che sembra esplodere nello stomaco e rubare ogni voglia di vivere. È la storia di chi per rinascere sente l’impellente e demoniaco bisogno di morire, di uccidersi e piegare la propria dignità alla logica – non logica dell’assenza di senso, la storia di un uomo che si prostituisce, con donne e uomini senza distinzioni, perché in quel vendere il proprio corpo e la propria anima trova il coraggio irrazionale di ammazzare i ricordi e sperdere se stesso tra le cose spente di un mondo sempre più duro. È la descrizione del processo di reificazione dell’essere umano che quando non riesce a vivere da uomo, scappa e si trasforma in cosa perché le cose, almeno loro, non sentono il peso del cuore e della mente. Il Vuoto Intorno è la storia di una vittoria, della vittoria. È la storia della vita che nonostante tutto va avanti.
4 Edizione cartacea o eBook?
Per ora il romanzo sarà pubblicato in edizione cartacea che è anche il formato che preferisco da lettore. Un domani si vedrà. Se ci sarà un domani per questo romanzo, tutto sarà possibile.
5 Il libro che avresti voluto scrivere?
Ogni romanzo della Mazzantini genera in me un’invidia profonda, un’invidia in senso positivo naturalmente. Amo la sua scrittura perché è piena, pesante, dolorosa e importante. Non sono parole messe lì per intrattenere. Sono parole create per vivere. Andando indietro nel tempo Il fu Mattia Pascal. Ancora più indietro: i Vangeli.
6 Pirandello diceva: “La vita o si vive o si scrive”. Che ne pensi?
Dico che si scrive ciò che si vive o ciò che si vorrebbe o non vorrebbe vivere o ciò che si può immaginare di vivere. Il senso dello scrivere sta nel calarsi nella vita altrui, nell’immaginare i comportamenti degli altri e nel fare propria l’esistenza dell’uomo, chiunque esso sia. La letteratura non deve divertire. La letteratura deve fare male al cuore, allo stomaco, al cervello, agli occhi. Deve mordere e percuotere il lettore per farlo riflettere e per fargli vivere la vita degli altri, dei personaggi finti ma verosimili che vengono raccontati. Vivere e capire le istanze degli altri significa comprendere e apprezzare il valore della diversità, significa innamorarsi perdutamente dell’altro solo perché uomo. Scrivere e, conseguentemente leggere, significa aiutare la civiltà a crescere nelle piccole ma immense cose, quelle cose che non fanno rumore come l’accogliere l’emigrante, il rispettare la diversità. Significa essere humus, terra. Significa essere degni del nome che si porta.
7 Hai mai pensato durante la stesura del romanzo di mandare tutto all’aria e andartene a divertirti?
Ho pensato spesso di buttare tutto cestino dei rifiuti, di spegnere il computer e rinunciare a scrivere. Quando le parole ti si sono conficcate nella testa ma non riesci a cacciarle fuori è terribile. È una tortura. Però non l’ho mai fatto. Ho semplicemente e puntualmente salvato il documento e spento il computer. Mi è capitato di comprendere, durante la scrittura, che per poter cacciare fuori le parole giuste avevo bisogno di vivere ancora un po’, anche solo qualche giorno o qualche mese in più. Avevo bisogno di altro tempo a disposizione affinché quelle idee e sensazioni che avevo dentro smettessero di farmi male e di urlare e iniziassero a parlarmi con calma, in modo civile e per me comprensibile. Alla fine sono riuscito nell’intento: appena ho imparato ad ascoltare quello che idee e sensazioni volevano dirmi, senza voler essere io a far dire loro ciò che volevo, ho riacceso il computer e in dieci giorni esatti ne è venuto fuori questo romanzo.
8 Ti è stato difficile trovare la strada della pubblicazione? Raccontami tutto.
Ho impiegato un anno per rintracciare un editore serio disposto a pubblicare un mio precedente romanzo, un lavoro che piano piano ho trovato il coraggio di vedere per quello che era: un elaborato troppo immaturo per una vera pubblicazione. Preso atto di questo iniziale fallimento ho ripreso a pensare e a scrivere. Terminato Il Vuoto Intorno l’ho inviato a Gordiano Lupi de Il Foglio letterario, casa editrice che ho scoperto quando, navigando in rete, mi sono imbattuto nel romanzo Mangia la zuppa, amore di Boris Virani, edito anch’esso da Il Foglio e presente tra i 19 romanzi canditati al Premio Strega di quest’anno. Ho iniziato a sentirmi con Gordiano per email, scambiandoci impressioni. Quando gli ho chiesto poi se era disposto a leggere il mio manoscritto, lui ha subito accettato con entusiasmo data la mia giovane età. Gli ho inviato fiducioso il manoscritto e dopo neanche cinque giorni lui mi ha contattato dicendomi di volermi incontrare. Il sabato della stessa settimana ci siamo incontrati alla fiera del libro di Genazzano e lì ho avuto davvero la conferma che, in un tempo davvero breve, il mio sogno si era realizzato. Per questo non finirò mai di ringraziare Gordiano Lupi, per la sua disponibilità, serietà e correttezza.
9 Attualmente stai scrivendo altro? Hai intenzione di farlo?
Per ora ancora non ho iniziato a scrivere nulla. Il romanzo è uscito da pochissimi giorni e gli impegni per la promozione sono tanti. Ho una raccolta di racconti quasi terminata. Prima o poi nuove idee e sensazioni mi occuperanno la testa, si depositeranno in me e inizieranno a martellare. Quando da ciò si sarà formata una valanga di emozioni allora porrò mano al secondo romanzo.
10 Come scrivi? Quando scrivi? Dove scrivi?
Scrivo quando sento di non poter più tenere dentro certe emozioni. È come un conato di vomito la scrittura per me. È lei che mi chiama. Io devo solo rispondere. Scrivo principalmente al computer nella stesura finale ma durante i giorni passati a riflettere e a cercar di comprendere il linguaggio delle “cose” che ho dentro, scrivo pensieri, parole, idee ovunque capito, sul telefono, sui libri dell’università, sui pezzi di carta che mi ritrovo nelle tasche. Una volta mi è capitato anche di scrivere sull’interno di un pacchetto di caramelle.
11 Come mai hai scritto una storia così intensamente cruda e reale? Ti sei ispirato a qualcosa in particolare?
Come ho detto prima per me la letteratura ha un senso se ti fa male, se ti scava dentro, se ti disturba quasi. Le cose più belle e importanti sono anche le più fragili ed esposte a rischi. Il senso delle cose, molte volte, si comprende solo dopo aver sofferto a lungo. Il romanzo è completamente inventato è frutto del mio tentativo di immedesimarmi nella vita e nel dolore altrui per capirne il valore. Solo la vicenda di Cefka, il personaggio femminile con fuga dall’amore pedofilo e incestuoso di suo padre, ha u fondo di verità. È una storia accaduta sul serio ad una persona che oggi non c’è più. L’idea del romanzo è partita dall’idea di un amore deviato e bucato.
12 Se un domani diventassi uno scrittore “famoso” promettimi che aiuterai almeno un’esordiente e che non dimenticherai il tuo esordio e da dove vieni.
Sono certo che se mai divenissi uno “scrittore famoso” (anche se per “famoso bisogna comprendere veramente cosa si intenda) non sarò diverso da come sono ora. Prima che scrittori, avvocati, dottori, maestri, siamo persone. E le persone sono uniche e inimitabili con o senza “fama”. Se potessi aiutare altri scrittori esordienti, molti dei quali fanno parte delle mie amicizie, lo fare anche ora. Sono convinto comunque che quello che deve venire prima o poi verrà.
13 Cosa vuol fare da grande Claudio Volpe?
Vuole continuare a scrivere, vuole preservare la parte irrazionale e puerile di sé, vuole divenire magistrato. Vorrebbe cambiare il mondo, vedere le persone smetterla di farsi del male a vicenda e capire il dolore dell’altro. Vorrebbe vivere in una società più civile. Spero che almeno una di queste cose si avveri.
Grazie per essere stato mio ospite.
Grazie a te per il tempo dedicatomi.
Il Vuoto Intorno è il primo romanzo di Claudio Volpe. Nato a Catania nel 1990, ora vive a Pontinia. Ha frequentato il liceo classico a Latina e attualmente studia Giurisprudenza all’università Roma Tre.
Qui potrete visionare gratis Il primo capitolo de “Il Vuoto Intorno”